Fitoterapia: effetti e interazioni

Ginkgo biloba

Le piante non solo hanno costituito, nel corso dei millenni, la prima fonte di principi medicamentosi per l’uomo, ma hanno fornito le basi per lo sviluppo scientifico della terapia farmacologica moderna: a tutt’oggi circa il 40% dei farmaci monomolecolari moderni deriva, direttamente o indirettamente, dalle piante.

I prodotti a base di erbe sono stati utilizzati fin dai tempi antichi nella medicina popolare: anche in moltissimi testi antichi esistono riferimenti all’uso delle erbe nella cura delle malattie. Per esempio, esistono documenti, come il Papiro di Ebers, risalente al 1500 a.C. che riporta questa pratica. L’evidenza archeologica ha mostrato, inoltre, che già intorno al 4000 a.C. i Sumeri usavano il papavero, da cui estraevano l’oppio, noto da secoli per le sue proprietà analgesiche e soporifere (1).

In Europa la creazione di vere e proprie scuole di medicina è da ritenersi merito del cristianesimo e dei monaci che, traducendo e trascrivendo i libri antichi, hanno tramandato l’utilizzo delle erbe e delle piante nella cura delle più svariate patologie.

Il trattamento da parte delle piante prende il nome di fitoterapia (phyton greco = pianta e therapeia = trattamento).

Le piante medicinali

Con il termine di “pianta medicinale” si intende una qualsiasi pianta contenente uno o più elementi (principi attivi) in grado di dare sollievo o curare patologie più o meno complesse.
Secondo il Ministero della Salute i “medicinali fitoterapici” sono tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale.

Questi medicinali sono stati ufficialmente approvati dall’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), che ne ha verificato la qualità, efficacia e sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie, alcuni dietro presentazione di ricetta medica e altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco.

Per “droga” si intende la parte della pianta che possiede una determinata azione farmacologica, dove risiede la maggiore concentrazione di principio attivo in grado di portare benefici terapeutici. Ricordiamo che la composizione chimica di una pianta non è uniforme in tutte le parti che la compongono (corteccia, radice, foglia, fiore), poiché determinati principi attivi possono essere molto concentrati in uno specifico organo, per esempio le radici, ed essere invece meno concentrati o assenti in altri. A seconda della specie, poi, può trovarsi in parti differenti.

Inoltre, la composizione chimica di una pianta varia durante la crescita, nel senso che certi principi attivi possono essere presenti solo nell’età giovanile e scomparire negli esemplari maturi o viceversa. Quindi, l’esatto momento della raccolta/mietitura, chiamato “tempo balsamico”, riveste una importanza fondamentale nel determinare la costanza di composizione fra le droghe di una stessa specie vegetale (2).

Per “principio attivo” si intende quindi la sostanza contenuta nella pianta in grado di interferire sul metabolismo umano producendo un effetto farmacologico. Solo a partire dal XIX secolo è stato possibile isolare in forma pura le molecole responsabili degli effetti benefici delle piante e tutt’oggi è possibile trovare il loro impiego nelle più svariate terapie. Sono numerosi però i dati che dimostrano che ad avere più efficacia farmacologica sia la “droga” in toto e non il semplice “principio attivo” estratto.

Spesso i principi attivi contenuti nel materiale vegetale sono tali e tanti che non risulta possibile separarli singolarmente senza distruggere le loro proprietà medicinali. Dunque è necessario considerare non più soltanto il principio attivo, ma tutti quei composti, apparentemente inerti, che dimostrano un effetto coadiuvante l’attività del principio stesso (fitocomplesso).

Preparazioni fitoterapiche

  • È possibile utilizzare la pianta come tale, sia fresca che essiccata, o procedere tramite estrazioni con solventi e, a seconda del solvente utilizzato e del calore al quale esso viene portato, si ottengono differenti preparati.
    Generalmente, i composti a base di erbe possono essere usati in varie formulazioni, quali ad esempio capsule, compresse, gel, pomate, soluzioni acquose, soluzioni alcoliche e infusi.
    Riepiloghiamo qui di seguito le formulazioni, ovvero le modalità di utilizzo della pianta in fitoterapia, più usate.
  • Infuso: è una preparazione liquida nella quale i principi attivi sono disciolti in acqua. Si ottiene versando sulle droghe opportunamente frantumate, acqua bollente e lasciando poi la droga a contatto con l’acqua stessa per 15 minuti.
  • Decotto: è una preparazione liquida ottenuta facendo bollire in acqua le droghe opportunamente triturate.
  • Tinture: sono preparazioni ottenute da droghe vegetali secche o fresche, nelle quali i principi attivi sono disciolti in alcol etilico a diversa gradazione. Sono ottenute per macerazione della droga in alcol per alcuni giorni.
  • Tinture madri: sono tinture ottenute da piante fresche. La loro denominazione deriva dal fatto che sono utilizzate come materiale di partenza per la preparazione di prodotti omeopatici, ma hanno un largo impiego in fitoterapia. La macerazione dura 3 settimane. Le T.M. possiedono un’attività terapeutica senz’altro superiore a quella delle altre tinture tradizionali.
  • Gemmoderivati (macerati glicerici): sono preparati ideati dal medico belga Paul Henry, utilizzando tessuti vegetali giovani, in fase accrescitiva (gemme, piccole radici, giovani getti), ricchi di fattori di crescita che poi scompaiono nei tessuti adulti. Il materiale vegetale viene messo a macerare in una miscela di glicerina e alcol in parti uguali. Il liquido ottenuto viene poi ulteriormente diluito.
  • Polveri: sono ottenute a partire dalla pianta essiccata e per come essa si presenta in natura senza che subisca alcun processo estrattivo, ma solo mediante frantumazione. Le polveri sono reperibili sotto forma di compresse o capsule ma anche tavolette o bustine con le quali poi procedere alla preparazione di tisane, decotti o infusi particolari. La polverizzazione a basse temperature della pianta fresca consente di ottenere dei prodotti che conservano maggiormente le caratteristiche della pianta.
  • Oleoliti: sono soluzioni di piante medicinali, nelle quali i principi attivi sono disciolti in olio vegetale. Gli oleoliti sono preparazioni per uso esterno.
  • Succhi vegetali: si ottengono per pressione meccanica delle piante fresche, previamente frammentate, di cui conservano tutte le proprietà.
  • Estratti: sono preparazioni ottenute da droghe secche, per macerazione in alcol e successiva concentrazione della soluzione per mezzo dell’evaporazione parziale o totale del solvente. Dall’operazione di concentrazione si ottengono: l’estratto secco, l’estratto molle e l’estratto fluido. Sono tipici della fitoterapia classica e, nonostante rispetto ai preparati della moderna fitoterapia siano da considerare meno efficaci, sono molto concentrati e contengono piccolissime quantità di solvente.
  • Estratti titolati, standardizzati e purificati: sono il prodotto della moderna fitoterapia che si avvale dell’attuale scienza medica per dare vita a prodotti farmaceutici naturali nei quali è possibile isolare solamente il fitocomplesso al quale si devono tutte le proprietà terapeutiche delle piante. Sono spesso estratti secchi purificati di tutte le componenti potenzialmente dannose.

Alcune preparazioni sono costituite da estratti di singole piante, altre da combinazione di estratti da diverse piante. Il farmacista può prepare autonomamente medicinali secondo la Farmacopea dell’Unione europea che potrà vendere (medicinali galenici officinali), mentre i medici hanno la possibilità di prescrivere preparazioni vegetali che poi preparerà il farmacista (medicinali galenici magistrali).

Effetti collaterali e interazioni

La fitoterapia è annoverata all’interno del più ampio campo delle medicine cosiddette “alternative” o “non convenzionali”, ma non per questo deve essere considerata una pratica del tutto inoffensiva, da affrontare con leggerezza: gravi, infatti, possono essere le conseguenze per la salute di chi sottovaluta l’effetto dei principi attivi contenuti all’interno delle piante che possono risultare tossici e velenosi. La conoscenza dell’efficacia e della sicurezza di una droga sono essenziali per la fitoterapia, come del resto sono indispensabili le conoscenze farmacocinetiche e farmacodinamiche dei componenti attivi delle droghe vegetali, il modo in cui agiscono (meccanismo d’azione farmacologico) e la loro tossicità. Le droghe vegetali non sono tutte sicure: alcune possono provocare effetti collaterali di una certa gravità, altre sono invece più sicure, perché ad azione più blanda (3). La rilevanza del problema della potenziale tossicità dei prodotti erboristici è testimoniata anche dall’esistenza di una branca della farmacovigilanza (attività di controllo e verifica degli effetti collaterali dei farmaci) detta proprio fitovigilanza. Molti prodotti di origine vegetale possono interagire con i farmaci di comune utilizzo, alterandone gli effetti (Tab. 1, 2).

Possibili interazioni tra fitoterapici e farmaci
FarmacocineticheFarmacodinamicheChimiche
Con conseguente modifica dell’assorbimento o della distribuzione del metabolismo e dell’eliminazione del farmaco (viene modificata la biodisponibilità del farmaco)Con conseguente modifica del meccanismo d'azione del farmacoChe riguardano la fase farmaceutica
TAB. 1 Tipologie delle possibili interazioni tra fitoterapici e farmaci di uso comune.
Farmaci di maggiore consumo
Analgesici
Ansiolitici
Antibiotici
Antidepressivi
Antistaminici
Cardiovascolari
Decongestionanti
Ormoni
Topici
Tab. 2 Alcune categorie di farmaci.

Segnaliamo alcune precauzioni molto importanti in tal senso (Tab. 3).

TAB. 3 Precauzioni generali sull'utilizzo dei fitoterapici
TAB. 3 Precauzioni generali sull’utilizzo dei fitoterapici

Bibliografia

  1. Hostettmann K. History of a plant: the example of Echinacea. Forsch Komplementarmed Klass Naturheilkd 2003 Apr;10 Suppl 1:9-12.
  2. Firenzuoli F. Guida all’uso clinico delle piante medicinali. Elsevier : Milano; 2009.
  3. Firenzuoli F. Interazioni tra erbe, alimenti e farmaci. II Ed. Tecniche Nuove: Milano; 2009.