Fitoterapici e riequilibrio omeostatico – Parte 1

Medicina olistica, fitoterapia, terreno, drenaggio sono concetti che potrebbero rientrare nella pratica clinica odontoiatrica. Il professionista che decide di fare proprio questo pensiero ha bisogno di conoscere non solo il materiale ma anche il concetto, l'azione farmacologica, l'applicazione, e quindi il rimedio, più appropriato al paziente che deve trattare. Per l'igienista dentale lavorare su di un paziente, che nella terminologia delle medicine naturali viene spessissimo definito terreno, pulito porterà, probabilmente, ad un risultato terapeutico migliore e più duraturo, aumentando così il benessere del paziente, e poi rendendo più efficace tutta la catena di interventi odontoiatrici che ne possono conseguire, quindi agevolando l'intervento di tutti i colleghi del team

fitoterapia

Nella visione olistica l’uomo è considerato nella sua unione di corpo, mente, emozioni e spirito. Ecco il significato di questo apparentemente nuovo (in realtà antico) approccio alla cura della persona. La considerazione del trattamento, semplificando, non si effettua sulla cavità orale ma sul paziente in toto. Cioè, non bisogna considerare solo la patologia, per esempio parodontite, che si sviluppa nella cavità orale, ma anche il paziente stesso in generale. Bisogna conoscerne, cioè, abitudini alimentari, stili di vita, condizioni generali di salute psichica, fisiche, sociali (nelle ultime linee guida e in generale si è visto che anche lo stato sociale direttamente o indirettamente ha una influenza sia sulla psiche che sul fisico). Insomma la salute di tutti gli apparati e in primis dell’apparato digerente. Se quest’ultimo in particolar modo non è efficiente o ha delle alterazioni, che a volte dalla medicina moderna non vengono considerate, si possono avere delle difficoltà di guarigione o, più in generale, una diversa risposta alla terapia.
Considerando l’uomo come un terreno, l’apporto di una qualsiasi terapia, sia essa convenzionale, complementare o non convenzionale, sarà più efficace se nell’organismo non si avranno interferenze di alcun genere. Più il paziente (terreno) sarà pulito, ovvero detossificato, meglio reagirà sia a qualsiasi attacco sia alle terapie e avrà un recupero facilitato per il raggiungimento dell’omeostasi (1).
Ma cosa vuol dire omeostasi? È la capacità degli organismi viventi di mantenere un equilibrio interno pur nel variare delle condizioni esterne. A questo proposito la fitoterapia, intesa come integrazione alimentare, può aiutarci a pulire il terreno, detossificandolo e drenandolo, cioè depurando il paziente per riportarlo verso l’omeostasi, cosicché le nostre terapie siano più efficaci e la guarigione più semplice e veloce.
L’accumulo di cataboliti determina una vasta gamma di fenomeni biologici, che possono evolvere in lesioni a carico dei tessuti degli organi, o in prima battuta nelle comunicazioni tra questi. Nelle medicine tradizionali sono sempre presenti i concetti di ristagno e intossicazione, che stanno ad indicare che l’organismo si trova in un accumulo di tossine, sebbene ciò venga difficilmente considerato nella medicina contemporanea.
Se come probabile, visto il tipo di vita e alimentazione moderna, il nostro paziente è intossicato o diciamo semplicemente risponde poco al trattamento, possiamo aiutarlo detossificandolo, drenandolo e depurandolo. Cioè tutto ciò che viene detossificato comporta conseguentemente un drenaggio, ossia, una eliminazione delle tossine tolte tramite drenaggio dall’organismo.
I distretti in cui si compie la detossificazione sono principalmente l’intestino e il fegato. Quelli dove avviene il drenaggio sono i così detti emuntori e sono intestino, sistema linfatico, reni, pelle, polmoni. Da questi ultimi si avrà l’eliminazione delle tossine.
Possiamo semplificare il concetto rubando questo esempio al mio amico Massimo Rossi: «In un ramo del fiume rimasto improvvisamente isolato l’acqua inizialmente contiene abbastanza ossigeno ma, senza drenaggio o rialimentazione, diviene stagnante, ricca di materia organica che fornisce nutrimento ai batteri che consumano rapidamente l’ossigeno preparando condizioni anaerobiche e l’eutrofizzazione che rende impossibile la vita».
Indipendentemente dal fatto che l’eliminazione delle tossine è sempre auspicabile, possiamo completare l’analisi del soggetto guardandogli la lingua, cosa da effettuare sempre alla prima visita per verificare che non ci siano alterazioni patologiche (come da direttiva OMS). Possiamo ispirarci nella lettura della lingua alla medicina orientale, secondo la quale essa è una mappa di organi e visceri (2).
Un altro aiuto ci può arrivare dall’iridologia: secondo questa disciplina, l’iride è connessa, attraverso il sistema nervoso, a tutto il corpo. Senza essere iridologi possiamo osservare facilmente la fascia più esterna corrispondente alla pelle, che è un emuntore; pertanto se la parte esterna dell’iride è ingrossata può significare che il paziente è intossicato (3).
Ovviamente molto importante ai fini di una corretta valutazione del paziente è un’anamnesi accurata. Molte di queste tossine si accumulano nel corso di anni e possono causare una serie di sintomi non specifici, cioè che non corrispondono a una patologia ben precisa, ma che possono essere manifestazione di intossicazione, tra questi rientrano: insonnia, stanchezza cronica, eruzioni cutanee, amaro in bocca, acidità, cefalea, macchie ipercromatiche sul viso e sul corpo, bruciori di stomaco e altri sintomi che rientrano in quel malessere del paziente apparentemente sano (S. Serrano).
Dobbiamo comunque tenere conto della disponibilità del paziente ad assumere integratori “fitoterapici”. Se dobbiamo esaminare correttamente tutto, qualsiasi paziente, femmina sopra i 14 anni e maschio sopra i 18, necessita di depurazione. Nell’antichità questo compito rientrava nelle pratiche religiose, ma oggi certe indicazioni non vengono più rispettate a discapito dell’organismo.
Possiamo quindi inserire il concetto di fitodrenaggio, ovvero il fenomeno mediante il quale si ottiene la rimozione o liberazione delle tossine dell’organismo attraverso diversi stimoli naturali (4). Il fitodrenaggio può essere detossificante o rivitalizzante, il primo rientra nei concetti sopra esposti, cioè facilitare la rimozione, la liberazione e l’eliminazione dei rifiuti tossici attraverso le vie naturali. Una volta che l’organismo è stato pulito è possibile potenziare l’energia generale del paziente mediante il fitodrenaggio rivitalizzante (4).
Gli integratori “fitocomplessi” a nostra disposizione sono molteplici. Ci possiamo avvalere di preparati galenici da pianta singola o parte di essa, oppure di una miscela di fitocomplessi. Il fitocomplesso agisce prevalentemente svolgendo un’azione nutritizia e di riequilibrio dell’omeostasi cellulare e tissutale, coadiuvando le funzioni vitali della cellula, e quindi dell’organismo (5). Essi sono ciò che noi possiamo realmente utilizzare per raggiungere l’omeostasi del paziente.
Di quest’ultimi e più pratici argomenti discorreremo nei prossimi fascicoli, seguendo sempre i concetti sopra riportati.

Bibliografia

  1. Calabria E. Fiori di Bach in odontoiatria. book sprint edizioni; 2013. p 11.
  2. Cappello L, Bellocchio G. La bocca tra psicosomatica e omeopatia. Nuova Ipsa edizioni: Palermo; 2011. p. 85.
  3. Fondazione Umberto Veronesi e RSC quotidiani spa. Salute, medicine naturali. Vol. 12. Edizioni speciali per il corriere della sera 2006. p. 316-319.
  4. Franzoso D, Serrano S. Fitobio–energetica metodo Fra.Se. Seab edizioni: Milano; 2003. P. 100, 101.
  5. Pedretti M. Chimica e farmacologia delle piante medicinali. Erboristeria domani libri: Milano; 1983. p. 26.