Conoscere la pedagogia montessoriana può risultare di grande aiuto anche nella pratica clinica dell’igienista dentale soprattutto per gestire al meglio il rapporto con il piccolo paziente e agire sulle leve motivazionali per guadagnarne la collaborazione.

La pedagogia montessoriana può inserirsi nella filosofia scientifica: una teoria sull’uomo, convinta della trasformazione psichica umana.

Probabilmente influenzata da Galileo, Maria Montessori sosteneva che la pedagogia dovesse ritrovare un’impostazione metodologica scientifica basata sull’osservazione obiettiva del soggetto. L’oggetto dell’osservazione in questo caso è l’essere umano: il bambino che si apre alla vita e al suo percorso formativo.

L’osservazione, però, non può essere diretta verso un soggetto studiato in una situazione artificiale di laboratorio (contro Wundt), né verso uno imprigionato nella scuola represso in ogni manifestazione di spontaneità (situazioni di coercizione all’interno delle scuole dell’epoca).

Nessuna misurazione testistica può rilevare la complessità degli esseri umani; l’osservazione scientifica è rapporto umano, gli esseri umani si trasformano in un misurato equilibrio di sviluppo tra elementi materiali, psichici e ambientali; la trasformazione implica studio e ricerca

L’oggetto dell’osservazione psicologica e antropologica è il bambino “naturale”,”quello che esprime energie creative che aspirano alla vita” (quindi con un evidente richiamo all’animale sociale di Rousseau).

Fondamentale diventa il ruolo della scuola, che deve costruire delle condizioni di vita tali da far emergere un bambino autentico, “libero”, privo di sovrastrutture disciplinari coercitive ma anche di stereotipi ideologici che l’educatore ha introiettato dalla società (2); sarà il rinnovamento radicale della vita scolastica con l’autenticità e la libertà come cardini educativi, a porre le premesse per una nuova scienza dell’infanzia: pedagogia della “liberazione”.

Il metodo

Il metodo montessoriano poggia su tre cardini:

  1. la “casa” dei bambini costituita come ambiente speciale a misura di questi ultimi;
  2. il “materiale scientifico”;
  3. la “maestra osservatrice” e umile; teorizzando un vero e proprio itinerario evolutivo in termini psicologici (come in seguito farà un altro pilastro della pedagogia moderna: Piaget).

liberazione

  • Da 0 a 3 anni abbiamo la fase della mente assorbente, il bambino ha una intelligenza inconscia attraverso cui assorbe dati ambientali.
    La Montessori si distacca così dagli stereotipi lockiani del bambino tabula rasa (psicologia comportamentista) e propone una visione psichicamente attiva del bambino, che si costruisce, attraverso le prime esperienze umane, la base della sua personalità. Sono i processi che Piaget chiamerà di assimilazione e accomodamento.
  • La seconda fase (da 3 a 6 anni) è l’età prescolare. Il bambino si scopre pian piano capace di ordinare la realtà approfondendo le intuizioni pure di spazio e tempo (Kant).
    Il mondo assorbito diventa un mondo ordinato attraverso l’alfabeto (il linguaggio struttura una grammatica logica), ma anche attraverso i primi procedimenti formali che organizzano la realtà in simboli numerici.
    Dalla mente assorbente il bambino passa alla mente matematica, capace di definire il materiale scientifico come complesso di “astrazioni materializzate”.
    Il materiale offerto al bambino è scientificamente tarato in modo che possa accelerare i processi di appropriazione creativa della realtà: il tempo prescolare si può e deve essere organizzato in una vera e propria scuola dell’infanzia.

Il bambino che viene accolto nella scuola dell’infanzia non è più tutto gioco e immaginazione, ma un bambino già segnato dal mondo degli adulti, “deviato” dalle inibizioni provocate da questi e dal loro potere, un bambino “spezzato”, dissociato tra la creatività originaria e il mancato soddisfacimento dei bisogni, che lo ha costretto ai “capricci” e alle “fughe” nel mondo dell’immaginazione.

Forme di deviazione sono il gioco, il possesso, il potere, che accrescono la pigrizia, la paura, e alzano barriere psicologiche che impediscono la conoscenza.

Nella scuola dell’infanzia sono invece apprezzate pedagogicamente la concentrazione, la ripetizione dell’esercizio, la cura dell’ordine e il lavoro.

La “casa” si configura come una “clinica didattica”, un vero e proprio laboratorio di ritrovamento del proprio io originario: la scuola come critica a un mondo costruito per l’adulto, un ambiente organizzato come percorso sano che aiuta il bambino a liberare lo sviluppo delle sue energie positive.

La scuola dell’infanzia concepita dalla Montessori è una “casa speciale”, costruita appunto a misura di bambino, dove si vive un’atmosfera di apprendimento, certo, ma anche si costruisce un’esperienza di vita sociale.

La casa dei bambini è una comunità, ma soprattutto dietro una struttura materiale c’è una teoria sull’uomo: la scuola deve far apprendere in primo luogo la cooperazione, il senso della comunità, la percezione del mondo attraverso la costruzione di un universo di oggetti da conoscere, manipolare, trasformare. Senza essere riconosciuta dalla società italiana, la Montessori era giunta a conclusioni non dissimili da quelle che avevano ispirato Dewey e la democrazia americana in “Scuola e Società”, libro fondamentale per chi concepisce la scuola come esercizio di lavoro democratico, ma poneva anche un problema ancora trascurato nelle riforme odierne: il rapporto tra architettura della scuola, teoria dell’educazione e trasmissione dei saperi.

La casa dei bambini «è una casa speciale, costruita non per i bambini, ma che è dei bambini, e dunque ordinata al fine che questi la sentano veramente loro, costruita in funzione delle loro possibilità attive e dei loro bisogni (piccoli armadi, sedie e tavoli a misura dei bambini eccetera), creandole condizioni per una vita pratica effettiva e per una gestione delle esperienze comuni affidata all’autonomia dei singoli e alla loro cooperazione» (3).

L’indirizzo proposto partiva dall’educazione sensoriale, utilizzando un materiale strutturato, per svilupparsi armonicamente verso l’educazione intellettuale.

Montessori parte dall’esplorazione della realtà secondo un modo tipico, naturale, scientifico, con cui il bambino comincia il suo percorso di sviluppo: incastri solidi e blocchi, materiale di colori, piani e forme geometriche, materiale di suoni, insomma un inventario di esperienze materiali che insegnano a conoscere, “sensate esperienze”, secondo la lezione dello metodo scientifico galileiano, che aiuteranno il bambino a comprendere che la realtà è scritta «… in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto» (4).

Il bambino ricercatore, autonomo, si confronta con il lavoro di gruppo che si distribuirà secondo interessi condivisi e non per classi: una società infantile che è una società per coesione spontanea secondo i livelli di percezione della mente assorbente.

Il materiale di sviluppo non è il frutto del suo modo di lavorare, bensì deriva dalle scelte operate dai bambini di tutto il mondo sulla base degli interessi che hanno manifestato attraverso i loro processi di concentrazione, di ripetizione degli esercizi, di sviluppo generale delle loro personalità.

Il materiale è il risultato del principio dell’isolamento di un’unica qualità (forma, colore, suono, dimensione, peso) ed è reso didatticamente funzionale dalla logica della sua costruzione scientifica.

Così il bimbo soddisfa, da una parte, il suo bisogno di ordine e di lavoro e, dall’altra, sviluppa le autonomie, in quanto, il rigore scientifico seguito per costruire il materiale didattico contiene già in sé il controllo dell’errore, quindi non rimanda a controlli e correzioni esterni da parte dell’educatore.

Il bambino anche se lavora da solo, vive in un gruppo molto vasto ed eterogeneo (non ci son sezioni divise per età), dove è chiamato a coordinare le proprie scelte tra il materiale disponibile sulla base delle scelte altrui e delle esigenze del lavoro di tutti; perciò, nonostante il carattere individuale degli esercizi di sviluppo, non vengono mai meno le ragioni educative della vita sociale.

Al docente spetta il compito di organizzare l’ambiente e aiutarne l’esplorazione spontanea senza rovinare la normale meraviglia e curiosità del bambino, i tempi strategici e i ritmi individuali. A tal fine l’insegnante deve avere un atteggiamento di grande umiltà e di rispetto per il progressivo dispiegarsi dello sviluppo infantile.

Deve effettuare una rigorosa registrazione dei comportamenti che si delineano sotto i suoi occhi (osservazioni).

Bisogna mostrare ai bambini il corretto uso dei materiali, attenderne la normalizzazione (comparsa di concentrazione su di uno specifico materiale) e poi dedicare ogni cura all’osservazione dei comportamenti individuali.

L’educazione deve essere autoformazione e sviluppo dell’autonomia, perciò, i compiti dell’educatore sono quelli di aiuto finalizzato a uno sviluppo che deve potersi compiere secondo i ritmi della natura e di direzione originale di ciascuna individualità.

Per questo deve trovare in sé un equilibrio, «assommare in sé stessa il senso religioso di attesa della rivelazione del mistico e lo spirito di severo controllo dello scienziato» (5).

Le sette macroaree della pedagogia montessoriana

vita pratica

La vita pratica

Offriamogli la possibilità di lavorare con noi e di fare da solo al nostro fianco.

vita sensoriale

La vita sensoriale

I sensi sono organi di percezione delle immagini del mondo esterno, necessari all’intelligenza.

lavoro della mano

Il lavoro della mano

Il bimbo che si è servito delle proprie mani ha un carattere più forte.

il linguaggio

Il linguaggio

La qualità del linguaggio udito dal bambino l’aiuterà ad acquisire un lessico vario e preciso.

Le attività manuali e creative

Dobbiamo fornire al bambino le basi per padroneggiare il materiale, superare la tecnica ed entrare nell’arte.

La motricità globale

Le idee più astratte, come quelle dello spazio e del tempo, sono concepite attraverso il movimento.

natura

La natura

Far scoprire nuvole, albe, tramonti, stelle, insetti, vento, pioggia, piante, stagioni, insomma, la natura e le sue meraviglie.

Applicare oggi il metodo di Maria Montessori

La domanda è: può, dunque, una pedagogia, nata all’inizio del secolo scorso, sposarsi con il mondo educativo attuale, sempre più preda di riforme ministeriali? Ebbene si.

Oggi la pedagogia montessoriana è più viva che mai; anzi, se fino a venti anni fa, l’Italia sembrava aver snobbato l’importante lavoro fatto da Maria Montessori, adesso, sempre di più, cerca di render merito alla sua connazionale.

Sono, infatti, molti, i genitori che richiedono tale metodo per i figli; e, sono anche più numerose le scuole che lo adottano: probabilmente, merito di un risveglio accademico riguardo la divulgazione di questa teoria, rimasta forse per troppo tempo nel dimenticatoio.

L’attualità, a mio avviso, di questo pensiero, sta nella scommessa di costruire un uomo autonomo e responsabile, capace di adattarsi a ciò che il futuro gli presenterà.

Ed è poi questo il senso di lettura anche per chi, come noi, svolge la professione di igienista dentale.

Il bambino ci chiede di fare da solo e di rispettare il suo ritmo; questo pensiero gli risponde mettendolo al centro, senza per questo farne un re.

Il ruolo dell’adulto viene così ripensato: accompagnatore ed educatore che non considera il bambino un pezzo d’argilla da modellare.

La creatività, il potenziale energico, che ognuno di noi possiede fin da subito, aspetta solo di rivelarsi; se l’ambiente circondante è favorevole, esso non farà altro che venir fuori spontaneamente, in modo naturale e giocoso.

Naturalmente, questo non significa abbandonare i bambini a loro stessi: i ruoli di genitore ed educatore rimangono fondamentali: è, infatti, osservando i bambini che scopriremo l’attività corrispondente ai loro bisogni e alle loro capacità. Se sappiamo seguirli, saranno loro a guidarci.

Il nostro atteggiamento, il nostro stato d’animo, la nostra capacità di ascolto, la nostra fiducia nei loro confronti, trasmettono l’amore ed il rispetto che li accompagneranno.
Possiamo, dunque, suddividere i contenuti della pedagogia montessoriana in sette macroaree, dalle quali scaturiscono molteplici attività. Vediamole.

  1. La vita pratica: tra i 12 e i 15 mesi, improvvisamente, nel bimbo nasce un impulso a riprodurre i nostri gesti, cerca di imitarci, vuole diventare come noi.
    Accettiamo la sua energia e la sua volontà. Offriamogli la possibilità di lavorare con noi e di fare da solo al nostro fianco.
    «L’oggetto di questi esercizi non è il vero scopo di essi: il bambino ubbidisce ad uno stimolo interno» (5).
  2. La vita sensoriale: il bambino piccolo altro non è che un esploratore sensoriale, egli comprende il mondo che lo circonda attraverso tutti i sensi.
    Dobbiamo, dunque, incoraggiare i bimbi a stimolare i sensi: essi «sono organi di prensione delle immagini del mondo esterno, necessari all’intelligenza» (6).
  3. Il lavoro della mano: è mediante la manipolazione che il bambino acquisisce una conoscenza sempre più precisa del mondo che lo circonda, che costruisce e sviluppa la propria intelligenza.
    Il lavoro manuale diviene protagonista della pedagogia montessoriana. «L’intelligenza del bambino raggiunge un certo livello senza far uso della mano: con l’attività manuale egli raggiunge un livello più alto ed il bimbo che si è servito delle proprie mani ha un carattere più forte» (5).
  4. Il linguaggio: lo sviluppo del linguaggio è un processo lento che nasce dai primi scambi con il neonato.
    La qualità del linguaggio udito dal bambino l’aiuterà ad acquisire un lessico vario e preciso. «C’è un periodo sensitivo per nominare le cose… e se gli adulti rispondono in modo appropriato a questa fame di parole, possono offrire ai loro bimbi una ricchezza e una precisione di linguaggio destinato a durare tutta la vita» (7).
  5. Le attività manuali e creative: rispetto del bambino significa anche lasciare spazio alla sua creatività, alla sua vitalità.
    «Se vogliamo permettergli di essere creativo, dobbiamo fornirgli le basi per padroneggiare il materiale, superare la tecnica ed entrare nell’arte» (8).
    «Ostacolo sarà ogni cosa esterna e più ancora ogni attività esteriore, deviando quel fragile e occulto impulso vitale che guida benché non sia ancora cosciente» (6).
  6. La motricità globale: dalla nascita ai 3 anni si costruisce il movimento coordinato e volontario, il bimbo acquisisce una delle caratteristiche principali dell’essere umano: la postura verticale.
    Quando è ben stabile sulle gambe, c’è bisogno di attività che facciano lavorare tutti i suoi muscoli.
    «Le idee più astratte, come quelle dello spazio e del tempo, sono concepite attraverso il movimento. Questo è dunque il fattore che lega lo spirito al mondo» (9).
  7. La natura: «Date il mondo al vostro bambino!», così dice Maria Montessori rivolta ai genitori. La sua idea è quella di far loro scoprire nuvole, albe, tramonti, stelle, insetti, vento, pioggia, piante, stagioni, insomma, la natura e le sue meraviglie.
    «Sguinzagliate i bambini; assecondateli: essi corrono fuori lasciateli correre fuori quando piove, si levano le scarpe quando trovano pozze d’acqua, e quando l’erba dei prati è umida di brina, ricorrono ai loro piedini nudi per calpestarla: riposano pacificamente quando l’albero li invita ad addormentarsi alla sua ombra» (6).

Obiettivo finale: applicare il metodo Montessori in studio

Per quanto riguarda l’attività clinica e soprattutto di prevenzione dell’igienista dentale rivolta al piccolo paziente, la conoscenza del metodo montessoriano risulta utile al fine di attivare una programmazione relativa alla cura alla persona, capace di sviluppare le autonomie dei bambini dai due ai sei anni di età.

L’igienista dentale assume qui un ruolo chiave, esprimendo le sue capacità educative in materia di prevenzione alla carie e, in primis, di azioni routinarie di igiene orale, di cui parlenemo dei prossimi numeri.

Bibliografia

  1. APEF Documenti. Maria Montessori: una teoria della trasformazione. Comberiati N. http://www.associazioneapef.it/
  2. Bourdieu P. Pensiero ripreso dal sociologo Pierre Bourdieu durante la rivoluzione sociale degli anni ’60.
  3. Giudici G. Montessori. www.gabriella giudici.it
  4. Galilei G. Il Saggiatore (1623). Bologna: Feltrinelli; 2015.
  5. Montessori M. La mente del bambino. Mente assorbente. Garzanti, Milano 1952 (I edizione originale inglese con il titolo ‘’The absorbent mind”, 1949).
  6. Montessori M. Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Ediz. critica. Roma: Opera Nazionale Montessori; 2000.
  7. S. Montanaro , Understanding the human being.
  8. E. Herrmann, 100 attività Montessori, Milano, L’ippocampo edizioni, 2016.
  9. Montessori M. Il segreto dell’infanzia. Milano: Garzanti Libri; 2017.