Relazione tra bevande e salute orale

Scopo del lavoro: Scopo Il presente lavoro intende individuare la relazione tra l’assunzione di bevande quali acqua, tisane, bibite, succhi di frutta, alcol e caffè e la salute del cavo orale. Gli obiettivi sono quelli di evidenziare come tali bevande possano prevenire determinate patologie del cavo orale e come possano, invece, esserne la causa scatenante. Per questo motivo è stata condotta una revisione della letteratura attinente al tema. Materiali e metodi È stata condotta una revisione della letteratura di natura non sistematica stante il numero ridotto di contributi con alta evidenza scientifica attinente al tema. Risultati I risultati ottenuti identificano quelle che possono essere le bevande che inficiano o che favoriscono la salute orale, permettendo quindi di proporre dei consigli su una corretta educazione alimentare. Si è evidenziato come l’assunzione di acqua può essere paragonata a un vero e proprio integratore di sali minerali altamente biodisponibile e di facile reperibilità. Le tisane possono aiutare a incentivare il corretto introito idrico giornaliero, unendo le proprietà delle varie erbe, come per esempio l’azione antiossidante (legata ai polifenoli) del tè verde. I succhi di frutta, da sempre guardati con occhio salutistico, possono, invece, nascondere zuccheri che potrebbero inficiare sul benessere del nostro cavo orale. Grazie a questo articolo si è evidenziato come l’assunzione delle bibite (abitudine ormai radicata in molte famiglie italiane) correli in maniera diretta con l’acidosi orale e la conseguente cariogenicità aumentata. Inoltre, abbiamo riportato come l’abitudine del caffè a fine pasto può rimanere tale ed essere protettiva per le mucose e i denti, a patto che sia senza zucchero. Infine, è stato discusso come vi possano essere differenze tra alcolici e vino, e quanto sia importante l’attenersi alle dosi massime giornaliere raccomandate per non incorrere in gravi patologie sistemiche e della cavità orale. Conclusioni Quanto emerso da questa revisione permette di stilare una lista di raccomandazioni e consigli alimentari per avere una bocca e un organismo in salute. Lo scopo è anche quello, attraverso i consigli dati, di aiutare il professionista a valutare il paziente nella sua interezza e non solo prettamente dal punto di vista odontoiatrico.

Relationship between beverages and oral health

INTRODUZIONE

Al giorno d’oggi siamo a conoscenza del fatto che la relazione tra alimentazione e salute orale sia comprovata da numerosi studi scientifici che mettono in relazione il benessere orale con l’assunzione di specifici alimenti e bevande, che possono danneggiare o aiutare i tessuti sia duri sia molli della bocca. Risulta evidente come in tale contesto le bevande assumano un ruolo prevalente. Saranno trattate principalmente le bevande che normalmente si consumano durante la giornata come acqua, tisane, succhi, bevande energetiche, caffè e alcolici, cercando di correlarle ai possibili effetti positivi o negativi sul cavo orale.

L’acqua può diventare veicolo di sostanze minerali come il calcio e il fluoro nel mantenimento dello smalto e dello status parodontale, i succhi di frutta possono essere meno salutari di quello che si pensa, le tisane grazie ai principi attivi delle singole erbe possono veicolare sostanze protettive per le mucose e lo smalto, le bevande energetiche devono essere assunte con moderazione, tra gli alcolici il vino, soprattutto un vino rosso di qualità ricco di polifenoli, può essere considerato un alimento a sé stante rispetto agli alcolici e superalcolici; ovvero un alimento funzionale, come anche lo è un caffè amaro. In questi casi, il valore edonistico si sposa con quello salutare.

Scopo del presente lavoro è stato quello di chiarire, alla luce della più recente evidenza scientifica, i possibili effetti delle bevande sulla salute orale. Dato il numero ridotto di contributi con alta evidenza scientifica attinente al tema, la revisione è stata di natura non sistematica.

TAB. 1 Caratteristiche di infusi, tisane e decotti.

BEVANDE E RELAZIONE CON LA SALUTE ORALE

Acqua

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera l’acqua una risorsa rilevante per la promozione della salute e del benessere a livello personale e delle comunità a livello mondiale. L’acqua è il principale componente dell’organismo e deve essere assunta come elemento principale per la sua idratazione: è essenziale per i processi fisiologici della digestione, per l’assorbimento dei nutrienti e per l’eliminazione di scorie metaboliche indigeribili, concorre al buon funzionamento del sistema circolatorio, garantendo il trasporto dei nutrienti e al mantenimento della temperatura corporea. Agisce come “lubrificante” nelle articolazioni e nei tessuti, e mantiene elastiche e compatte cute e mucose (SINU, 2014 Società Italiana Nutrizione Umana). Il fabbisogno giornaliero di acqua può essere calcolato grazie alla formula fornitaci dalla SINU: moltiplicando i chilogrammi di peso del soggetto per 0,03, la cifra ottenuta rappresenta, in litri, la giusta quantità di acqua da assumere.

L’acqua contiene numerose riserve minerali tra cui calcio, magnesio, potassio, sodio, cloro, fluoro, manganese, fosforo, bicarbonato e nitrati altamente biodisponibili per l’organismo. A seconda della concentrazione di minerali, e quindi del suo residuo fisso, le acque possono essere classificate in:

  • minimamente mineralizzate (residuo fisso minore di 50 mg\l);
  • oligominerali (residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg\l);
  • minerali (residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg\l);
  • iperminerali (residuo fisso maggiore di 1.500 mg\l).

La normativa italiana attualmente in vigore prevede una classificazione basata sugli elementi predominanti e qualificanti in base ai quali è possibile avere o coadiuvare effetti biologici, nutrizionali e terapeutici differenti delle acque. Infatti, possiamo distinguere acque sodiche, iposodiche, clorurate, magnesiche, calciche, ferruginose, solforose, ricche in fluoro e bicarbonate o bicarbonato-calciche. Queste ultime, oltre a presentare generalmente un buon contenuto di calcio, presentano anche ioni bicarbonato utili a ripristinare l’equilibrio acido-base del corpo. È fortemente raccomandato bere, a fine pasto, un bicchiere di acqua bicarbonato-calcica, proprio perché possiede un potere tampone, ovvero favorisce la riduzione del pH acido del cavo orale verso un pH fisiologico, formatosi in seguito alla masticazione e successiva digestione dei cibi. Tale acqua viene anche consigliata a tutti i soggetti affetti da cattiva digestione, meteorismo, flatulenza e reflusso gastroesofageo.

A livello del cavo orale l’acqua può fungere da mezzo di protezione efficace nei confronti della carie grazie alla concentrazione dei numerosi sali in essa contenuti. Il consumo di acqua durante e lontano dai pasti costituisce un fattore estrinseco in grado di modificare il livello di pH e le concentrazioni di ioni nell’ambiente circostante i denti. I cambiamenti nelle proprietà fisico-chimiche dell’acqua potabile possono influenzare il tessuto mineralizzato del cavo orale in due modi. In primo luogo, attraverso il loro impatto sistemico sull’omeostasi del calcio, del magnesio e del fluoro, che si riflette nella concentrazione di questi componenti secreti dalla saliva. In secondo luogo, attraverso il loro impatto locale sul tessuto dei denti quando si beve acqua e si consumano cibi preparati su una base d’acqua minerale (1).

La presenza di concentrazioni adeguate di ioni fluoruro nella placca e nella saliva inibisce la demineralizzazione dello smalto sano e migliora la remineralizzazione dello smalto demineralizzato. Tuttavia, come segnala una importante revisione della letteratura su Cochraine Library (2), gli studi condotti sull’efficacia delle iniziative di fluorizzazione delle acque sono in buona parte stati condotti prima del 1975 e prima dell’introduzione diffusa dell’uso del dentifricio al fluoro, da ciò consegue una difficile valutazione odierna delle acque come unica fonte rimineralizzante.

Un fenomeno avverso che si è riscontrato in conseguenza della fluorizzazione delle acque è sicuramente la fluorosi, definita come ipomineralizzazione dello smalto caratterizzata da una maggiore porosità superficiale e sottosuperficiale che causa opacità, erosione o pigmentazione dello smalto (3). La fluorosi viene imputata a un’aumentata assunzione di fluoro giornaliero tramite le acque potabili, che in base agli studi effettuati si ritiene debbano avere una concentrazione di fluoruro ottimale in un valore compreso tra 0,5 ppm e 0,8 ppm, con un obiettivo di 0,7 ppm (4).

Oltre al fluoro si ritiene che la presenza di calcio nell’acqua potabile sia un fattore protettivo per la carie, poiché la presenza di questo minerale nella placca aumenta l’assorbimento di fluoro nel biofilm orale (5). Nello studio condotto da Bruvo (6), con lo scopo di indicare la composizione di acqua ottimale per la prevenzione della patologia cariosa, si segnala che 170 mg/L di calcio hanno un potere di remineralizzazione al pari di 1 mg/l di fluoro e si raccomanda di assumere acque fluorate e ricche di calcio per prevenire i processi di demineralizzazione.

Lo studio di Bruvo è stato confermato da uno studio più recente (7) sull’acqua potabile e la possibile addizione di calcio e fluoro: si è concluso che l’aggiunta di 0,64 mg\L di fluoro e di 100 mg\l di calcio nella rete idrica potabile possono diminuire l’incidenza di carie e di conseguenza il DMF-S. In Cina Yujing (8) ha preso in considerazione gli alunni di 22 scuole e la valutazione dell’acqua che assumevano ogni giorno: dall’analisi è risultato che i ragazzi che assumevano acque povere di minerali (magnesio 10 mg\L e calcio 20 mg\L) presentavano una crescita ossea ritardata e maggiore predisposizione a carie dentali. Tutti gli studi precedentemente elencati avvalorano l’evidenza della reale importanza di assunzione di acque contenenti minerali per il benessere osseo e dentale.

Oltre alla protezione che l’acqua svolge a livello dello smalto, essa ha un ruolo anche a carico del parodonto, anche associata a carenze nei livelli sierici di micronutrienti che di solito aumentano il rischio di malattia parodontale; questi includono fondamentalmente vitamine e minerali (9). I suddetti minerali li possiamo ritrovare all’interno dell’acqua, risultando logico che determinate tipologie di acque potrebbero aiutare il percorso di mantenimento parodontale. Nella terapia di supporto parodontale si è inoltre visto che l’implementazione di apporto di calcio e vitamina D ha permesso una guarigione migliore dei siti trattati e il mantenimento a lungo termine (10).

La National Osteoporosis Foundation (NOF, 2008) raccomanda per gli adulti con meno di 50 anni 1000 mg di calcio al giorno e per gli adulti ≥ 50 anni 1200 mg di calcio al giorno, questa indicazione potrebbe avere un effetto preventivo anche dei disturbi associati al parodonto. In questo senso una valida fonte di questo nutriente nei soggetti con malattia parodontale può provenire proprio dalle acque dure naturalmente ricche di calcio. Meisel et al. (11) hanno condotto uno studio sulla popolazione della Germania nordorientale per identificare i fattori di rischio della malattia parodontale.

Le concentrazioni di magnesio e calcio sierico sono state determinate e correlate ai parametri parodontali. È stato dimostrato che un rapporto Mg/Ca elevato era associato a un livello significativamente più basso di parodontite. Nei soggetti di età pari o superiore a 40 anni, l’aumento di Mg/Ca sierico era significativamente associato a una minore profondità di sondaggio, a una minore perdita di attacco e a un numero maggiore di denti rimanenti. Gli autori hanno suggerito che l’integrazione nutrizionale di magnesio può migliorare la salute personale e prevenire o ritardare la perdita dei denti. Tuttavia, l’impatto del magnesio dietetico sulla salute parodontale non è ancora chiaro e sono necessarie ulteriori ricerche per accertarne l’effetto preventivo.

L’acqua risulta quindi un mezzo efficace, di facile reperibilità e poco costoso nel mantenimento della salute orale in toto.

Infusi, tisane e decotti

L’acqua, oltre a essere assunta da sola, può anche essere veicolo di altre bevande, come per esempio gli infusi, le tisane e i decotti (Tab. 1). In questo modo le comprovate proprietà dell’acqua si potrebbero unire all’efficacia di erbe che ne potenzierebbero l’effetto.

Tra le piante più studiate la Camellia Sinensis, conosciuta con il nome di tè verde, è quella che ha proprietà antiossidanti più evolute dovute alla grande quantità di polifenoli tra cui 4 tipologie di catechine: epigallocatechine-3-gallato (EGCG) 59%, epigallocatechine (EGC) 19%, epicatechine-3-gallato (EGC) 13,6 %, epicatechine (EC) 6,4%. Vari studi ne dimostrano l’attività antibatterica contro lo Streptococco Mutans. Lo studio di Xu (12) dimostra come le EGCG contenute nella Camellia Sinensis a una concentrazione 15,6 μg\ml hanno la capacità di sopprimere un gene (gft B C D) dello Streptococco Mutans, inibendo la capacità adesiva del batterio e l’aggregazione provocante la formazione della placca.

Numerosi studi (13,14) la mettono a confronto con la clorexidina (CHX) per valutarne l’efficacia anche a livello parodontale, risultando nel lungo termine efficace come la CHX ma priva di effetti collaterali. Studi pilota ne rivelano l’effetto protettivo per i fumatori, in quanto aumenta la capacità antiossidante salivare.

Tra le varie tipologie di tè, il più ricco di fluoro è il tè nero, molto protettivo per lo smalto ma potrebbe favorirne la pigmentazione estrinseca, causando problemi estetici, e di ruvidità.

La Salvia Officinalis è una pianta contenente flavonoidi, acido carsico e triterpeni con attività antinfiammatoria. Utile nella protezione contro lo Streptococco Mutans, possiede attività anticariogena e lenitiva per le mucose orali avendo caratteristiche cicatrizzanti (15).

La Glycyrrhiza Glabra (liquirizia) contiene al suo interno tannini, flavonoidi e saponine tra cui la glicirrizzina, antinfiammatorio già utilizzato nella medicina cinese per le sue proprietà cicatrizzanti sulla mucosa orale e gastrica. Numerosi autori, tra i quali Messier (16), hanno dimostrato la capacità della liquirizia di inibire l’adesione allo smalto dello Streptococco Mutans, utilizzandola sotto forma di estratti testati in vitro e in vivo assunta tramite lecca-lecca, con inibizione dell’attività glucosiltrasferasica del batterio. Yu e coll. (17) hanno evidenziato un miglioramento della xerostomia e del flusso salivare non stimolato nei pazienti in dialisi (3 volte die infuso di liquirizia 8,3 g in 500 cc di acqua).

I pazienti percepivano un miglioramento della quantità di saliva e dell’umettatura delle mucose rispetto agli sciacqui con sola acqua, quindi un miglioramento statisticamente significativo della sensazione di xerostomia (p-value<0,001). Altre due erbe che iniziano a essere studiate con studi pilota preliminari sono la Calendula e la Camomilla, contenenti entrambe flavonoidi e oli essenziali che le rendono antinfiammatorie. I vari studi (18,19) hanno messo in luce la loro capacità di migliorare i parametri parodontali in seguito a terapia parodontale non chirurgica (TPNC), diminuendo le controindicazioni che può dare la CHX a lungo termine.

I due rizomi (radici) più utilizzati per decotti e studiati sono sicuramente lo zenzero e la curcuma. Lo zenzero contiene molti oli essenziali e gingeroli che ne determinano le proprietà antiemetiche, antinausea e l’attività antinfiammatoria imputata all’inibizione degli enzimi ciclossigenasi e 5-lipossigenasi. A livello del cavo orale lo zenzero può aiutare a mantenere sotto controllo l’infiammazione gengivale in seguito a TPNC e limitare la proliferazione di Streptococchi e Lattobacilli.

La Curcuma Longa viene utilizzata dalla medicina asiatica, soprattutto indiana, per la presenza del principio attivo “curcumina” dal potere antinfiammatorio. Vari studi ne riportano, al confronto con la clorexidina nel mantenimento dei parametri parodontali post TPNC a lungo termine, una grande efficacia senza effetti collaterali (20).

Una spezia molto utilizzata anche all’interno di collutori e dentifrici è la cannella. Contenente elevate quantità di cumarine e di tannini, utilizzata in fitoterapia per tenere a bada i picchi glicemici e come antinfiammatorio e antibiotico naturale. LeBel e coll. (21) sperimentarono questa spezia testandola contro il Solobacterium Moorei responsabile dell’alitosi.

L’olio essenziale di cannella risultò attivo a una concentrazione minima inibente (MIC) di 0,039% e a una concentrazione minima battericida (MBC) di 0,156%. Durante la ricerca gli autori scoprirono che la cannella aveva azione inibente sulla crescita dello Streptococco Mutans, anche sulla formazione di composti solforati (H2S) da parte di Streptococco Mutans, riduceva la crescita del biofilm e, cosa importante, a contatto per lunghi periodi con la mucosa non lesionava i cheratinociti.

Per tutte le erbe descritte e i rizomi servirebbero studi in vivo più lunghi per determinarne i possibili effetti a lungo termine, ma tutti gli studi analizzati dimostrano comunque un’efficacia senza controindicazioni nel migliorare la capacità antibatterica parodontale e cariogena.

TAB. 2 Caratteristiche dei succhi di frutta.

Succhi di frutta

Il mondo dei succhi di frutta è molto variegato in termini di tipologia (Tab. 2). Sicuramente sono da preferire le preparazioni a base di frutta fresca fatte sul momento e non confezionate, ma bisogna comunque sempre considerare gli zuccheri contenuti all’interno della dieta che, sempre secondo i documenti della SINU, non dovrebbero superare il 15% dell’apporto energetico quotidiano, vale a dire circa 75 g al giorno se consideriamo una dieta media da 2.000 kcal (LARN, livelli di assunzione di riferimento). Tale percentuale è oltretutto al ribasso, in quanto l’OMS raccomanda nel 2015 di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a meno del 10% dell’apporto energetico totale giornaliero per adulti e bambini, specificando che un’ulteriore riduzione del 5% apporterebbe ulteriori benefici per la salute.

Secondo le tabelle di composizione degli alimenti del Centro di Ricerca CREA-Alimenti e Nutrizione la quantità media di zuccheri semplici presenti nel succo 100% frutta è pari a 14,5g/100g di prodotto fresco. Tale valore varia naturalmente a seconda del tipo di frutta utilizzata; cosa diversa è il valore dell’indice glicemico, il quale dipende anche dallo stato di maturazione del frutto stesso. I frutti maggiormente dolci presenti in natura sono datteri, fichi, uva, albicocche, banane, anguria e melone mentre quelli meno dolci sono in generale i frutti di bosco e gli agrumi. Per tale motivo, prima di consumare un derivato della frutta, si raccomanda di leggere attentamente gli ingredienti indicati sulla confezione del prodotto. È bene ricordare che il gold standard è sempre il consumo di frutta fresca, poiché i suoi composti, trovandosi in una omeostasi biochimica perfetta, rispondono non soltanto a un fabbisogno energetico, quindi alimentare, ma anche nutrizionale e metabolico.

Essa, infatti, oltre a conferire vitamine, minerali, fitocomplessi, fibra solubile e insolubile, determina una minore risposta glicemica e insulinemica, stimola una maggiore produzione di leptina, deterge denti e gengive. La Dieta Mediterranea prevede anche il consumo di una, massimo due volte a settimana di spremuta 100% frutta, da integrare alla frutta intera. Questa, a differenza della frutta, presenta un contenuto di fibra irrisorio, soprattutto per quanto concerne il contenuto di fibra insolubile (albedo), importantissimo come nutrimento dei lattobacilli e bifidobatteri che compongono il microbiota orale e intestinale.

Si raccomanda di evitare oppure consumare occasionalmente succhi, succhi 100% frutta, nettari di frutta, bevande energetiche a base di frutta. Essi, a eccezione dei succhi 100% frutta, oltre a essere addizionati di zuccheri naturali liberi oppure di zuccheri artificiali, non presentano i vantaggi biologici precedentemente descritti sia per la frutta fresca sia per la spremuta 100% frutta.

Un altro aspetto da non sottovalutare nei succhi di frutta è il valore del pH. Lo smalto ha come soglia critica di erosione un pH inferiore a 5,5. Lo studio di Reddy e coll. (22) ha misurato il pH di molte delle bevande presenti in commercio a livello globale, mettendo in luce che molti dei succhi di frutta confezionati hanno un pH medio di 3, con l’eccezione di alcune tipologie in cui il valore saliva a 4.5 per l’aggiunta di calcio al loro interno.

Gli agrumi e i frutti tropicali risultano inoltre quelli con potenziale erosivo maggiore. Una revisione sistematica della letteratura del 2019 (23) ha messo in comparazione la possibile erosione dentale nei bambini e negli adulti, concludendo l’assunzione di succhi di 100% frutta negli adulti hanno un potere erosivo maggiore con rischio di carie aumentato rispetto ai bambini.

Studi preliminari (24) riscontrano che il succo di mirtillo puro potrebbe avere un possibile effetto protettivo sul mantenimento parodontale e sugli indici gengivali in pazienti con gengivite. Analogo discorso, vale anche per altri frutti rossi come le arance rosse ricche di antocianine, specie la cianidina-3-glucoside.

In tale ottica, l’alimento deve essere valutato, sempre nella sua complessità di composti ed effetti, anziché nella valutazione di una singolare caratteristica e/o azione sull’organismo umano. Infatti, i frutti rossi, pur avendo un pH più acido rispetto agli altri frutti, presentano una componente antiossidante e antinfiammatoria significativamente maggiore, tale da limitare verosimilmente l’azione erosiva degli acidi del frutto stesso.

Alla luce della letteratura e dei livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana (LARN) descritti in precedenza, possiamo affermare che, se consumati entro i limiti di zuccheri imposti e scegliendo i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti, si possono assumere una tantum per variare le bevande consumate a merenda o comunque lontano dai pasti principali, ma sono comunque da preferire i frutti freschi specie quelli rossi e spremute 100% frutta, ricchi oltre che di vitamine e sali minerali, di polifenoli e fibre insolubili ideali per la protezione dello smalto e delle gengive. Inoltre, è bene ricordare, di non sostituire l’idratazione giornaliera del corpo con l’acqua, preferibilmente minerale, con il consumo di queste bevande.

Bibite

In questa sezione vengono prese in considerazione tutte le bibite classificate come bevande energetiche e bibite gassate. Secondo fonti UNESDA (European Soft Drinks Undustry, 2017) l’Italia risulta essere tra i paesi europei con il minor consumo di bevande analcoliche. Il consumo nel nostro Paese è infatti diminuito del 20% dal 2009 a oggi con 51,6 l/pro capite annui (contro una media UE di 94,5 l). Nel caso delle bibite gassate (che rappresentano i 2/3 delle bevande analcoliche) il consumo è di circa 40 l/pro capite (contro 67 di media UE), posizionando l’Italia al 23esimo posto insieme alla Grecia. In Europa i maggiori consumatori sono i danesi (124 l pro-capite) che detengono il podio con i tedeschi (137 l) e i bulgari (117 l).

Sebbene il panorama italiano sia più roseo rispetto a quello di altri paesi europei e mondiali, ancora ad oggi il consumo di bevande zuccherine fa parte della quotidianità di molte famiglie.

Il problema di queste bevande è la quantità di zucchero contenuta, basti pensare che per 1 litro di bevanda al gusto di cola equivalgono 108 g di zucchero, una bevanda energetica sportiva può contenere 3,9 g di zuccheri per 100 ml di bevanda e 100 ml di una bevanda corroborante ne contengono 10 g. Per tutte queste bevande le kilocalorie sono dovute quasi esclusivamente agli zuccheri addizionati; per tale ragione sono bevande a bassissimo valore nutrizionale poiché contengono soltanto zuccheri, aromi, coloranti e conservanti.

A differenza di queste, le bevande energetiche hanno in aggiunta gli elettroliti utili al ripristino idrosalino. I valori di pH misurati negli studi (25) dimostrano come tutte queste tipologie di bevande abbiano un pH molto basso e altamente erosivo per lo smalto. Alcuni esempi possono essere: bevanda al gusto di cola il cui valore di pH è di 2,37, bevanda energizzante all’arancia con un valore di 2,99 e bevanda corroborante pari a 3,43; trattasi di valori altamente al di sotto della soglia critica dei 5,5. Le bevande che risultano meno acide sono le acque toniche e le birre analcoliche derivate da estratti di radice.

Un recente studio (26) riporta che ci può essere un incremento dell’erosione dentale nei bambini, dovuto alla concomitanza di fattori come il consumo di bevande energetiche, il livello socioeconomico famigliare e le alterazioni gastriche (vedi reflusso). Tale studio riporta un aumento dell’incidenza del numero di carie strettamente correlato al consumo di bevande zuccherine e al livello di salute della bocca e istruzione all’igiene orale.

Nei bambini con livelli socioeconomici più bassi il rischio risultava più elevato. Diversi studi (27,28,29) concordano che l’assunzione giornaliera di bevande gassate e zuccherine aumenta il rischio di erosione dello smalto e di ipersensibilità al colletto dentinale esponendo il consumatore ad aumento della cariorecettività.

Il consumo di bibite gassate e bevande energetiche è dunque da evitare o da limitare a eventi sporadici una tantum; come per i succhi di frutta non devono sostituire la quota idrica proveniente dall’acqua.

Caffè

Da fonte Nielsen risulta che gli italiani consumino ogni giorno in media 1,5 tazzine di caffè espresso; a questo si può aggiungere che l’80% degli italiani non rinuncia al piacere dell’espresso. Una percentuale molto alta, così come è alto il dato del consumo in chilogrammi l’anno, 6 kg pro capite, sia che il caffè sia in grani sia in polvere.

Ci supera la Finlandia che ha un consumo di 11 kg pro capite. Una tazzina di caffè della moka contiene in media 125mg di caffeina, quella di un espresso circa 80mg. Quindi, se non ricorressimo in modo esagerato ad altre fonti di caffeina (cacao, tè), potremmo consumare mediamente 3 caffè al giorno con assoluta tranquillità. Attenzione al caffè lungo: al contrario di ciò che comunemente si crede, contiene concentrazioni maggiori di caffeina rispetto all’espresso normale o “ristretto”.

La EFSA (European Food Safety Authority) ha definito che l’assunzione giornaliera di caffeina a un dosaggio non superiore a 400 mg non desta problemi di sicurezza per gli adulti sani.

Il caffè deve le sue proprietà benefiche, per il corpo e per la bocca, alla presenza di polifenoli (soprattutto all’acido clorogenico), antiossidanti che hanno un effetto benefico su differenti organi e apparati: da quello gastroenterico, nervoso e cardiovascolare a quello endocrino-metabolico e riproduttivo.

Uno degli ultimi studi condotti nel 2019 (30) ha dimostrato che l’acido clorogenico a concentrazioni superiori alla concentrazione minima inibente (MIC) 4 mg\mL determina un effetto inibitorio sulla vitalità del porphyromonas gingivalis a lungo termine con riduzione significativa (MIC 16 mg\mL) dell’attività di proteasi associata a tale batterio.

Ciò significa che questo tipo di polifenolo potrebbe aiutare a diminuire la concentrazione batterica parodontale di porphyromonas gengivalis e il consumo di caffè potrebbe essere un’utile alleato.

Altri studi (31,32) riportano che i soggetti parodontalmente compromessi assumono una maggior quantità di caffè giornaliera correlata ad abitudini viziate, quali il fumo di sigaretta, rispetto al paziente parodontalmente sano. Non sussistono dati scientificamente rilevanti, ma si è visto che la riduzione dell’assunzione di caffè, in questi soggetti, potrebbe migliorare la prognosi parodontale.

Questo a significare che il caffè potrebbe essere un buon alimento di prevenzione della patologia, ma non adiuvante nella terapia di supporto parodontale. Le abitudini alimentari modificano strettamente il microbiota orale e il caffè porta una riduzione dello Streptococco Mutans nella placca sopragengivale, anche se per avere un effetto battericida le concentrazioni dovrebbero essere molto elevate (33).

Alla luce di quanto riportato, il consumo moderato di caffè e di alimenti contenenti caffeina non causa problemi alla salute, tranne durante la gravidanza e l’allattamento al seno, dove la soglia di sicurezza si dimezza. In tutti gli altri casi, il consumo di caffè amaro e non macchiato potrebbe giovare non solo alla salute dei denti e delle gengive, ma anche di cuore, cervello, fegato ed endometrio. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro lo ha definito un probabile fattore protettivo per il tumore del fegato e dell’endometrio.

Alcol e vino

Secondo dati ISTAT nel 2018 il 66,8% della popolazione dagli 11 anni in su ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno, percentuale in aumento rispetto al 65,4% del 2017. La percentuale dei consumatori giornalieri di bevande alcoliche è pari al 20,6%, in diminuzione rispetto a quanto osservato in passato (27,4% nel 2008). Risulta aumentata anche la quota del consumo di alcol occasionale (dal 40,6% del 2008 al 46,2% del 2018) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,4% del 2008 al 30,2% del 2018). La regione in cui si consuma alcol in modo maggiore è la Valle d’Aosta seguita da Bolzano (presa in considerazione come città e non come regione poiché con statistiche superiori rispetto alla regione) e il Friuli-Venezia Giulia. La regione con la percentuale più ampia di astemi è, invece, la Basilicata.

Il sistema sanitario nazionale inglese attraverso un documento ha definito diversi livelli di rischio di sviluppare patologie a livello sistemico (vascolari, neoplastiche, neurodegenerative ecc), tale rischio, derivato dal consumo di alcol, è misurato in unità (U).

Un basso rischio corrisponde a 14 U a settimana, un medio rischio 14-35 U a settimana per le donne e 14-50 U a settimana per gli uomini, un alto rischio sopra le 35 U per le donne e sopra le 50 U per gli uomini. Per meglio comprendere tali valori si deve considerare che un bicchiere piccolo di vino equivale a 1,6 U, una bottiglia di vino a 10 U, una pinta di birra a 2,3 U, un bicchierino di whisky a 1 U (34). Negli ultimi decenni sono stati ampiamente studiati gli effetti dell’alcol sul cavo orale (35,36), ed è stato evidenziato che il 3,6 % delle neoplasie umane, e più del 30% di tutti i casi di carcinoma orofaringeo, sono attribuibili al consumo di esso.

Negli alcolisti il risk ratio (RR) di sviluppare una neoplasia sale a 2,54 e in chi beve alcol giornalmente è pari a 1,32, mentre correlando l’alcol al fumo il rischio aumenta ulteriormente: rispettivamente a 6,32 e 2,92. Un recente studio eseguito in Canada (37) per una durata di 8 anni, ha messo in luce la stretta correlazione tra alcol e fumo con carcinomi orali e orofaringei, con un aumento del rischio di insorgenza. L’alcol è associato anche a un rischio maggiore di parodontite, infatti, genera un aumento dei batteri patogeni e della risposta pro-infiammatoria delle citochine. Esiste un rapporto diretto tra la dose di alcol consumata settimanalmente e il peggioramento di attacco clinico parodontale (CAL) in particolare: RR= 1,22 per cinque bicchieri settimanali, RR= 1,39 per dieci bicchieri, RR=1,54 per 15 bicchieri e RR=1,67 per 20 bicchieri a settimana.

L’assunzione di alcol porta anche a un incremento dei traumi dovuti a incidenti stradali o a cadute accidentali. Non vi è uno stretto nesso tra assunzione di alcol e aumento del numero di carie, ma può esserci un incremento della possibilità di demineralizzazioni dello smalto dovuto al pH più acido e alla diminuzione della saliva nelle persone che bevono alcolici rispetto agli astemi.

Un discorso a parte potrebbe essere fatto per il vino, nonostante abbia una presenza moderata di etanolo. Il vino, caratteristico alimento della Dieta Mediterranea, viene considerato un alimento funzionale poiché contiene molteplici composti polifenolici quali acidi fenolici, flavonoidi e stilbeni, in grado di esplicare effetti benefici su organi e apparati come cuore, arterie, denti e parodonto. Tra tutti i polifenoli, quelli che rivestono maggiore attività antinfiammatoria e antiossidante per le gengive e antibatterica per i denti, sono i flavonoidi e più precisamente le antocianidine, flavonoli, flavoni e proantocianidine, mentre fra gli stilbeni, sicuramente quello che riveste maggiore importanza è il resveratrolo.

A differenza dei flavonoidi, l’attività biologica del cis-trans-resveratrolo è principalmente quella di mediare i fattori di trascrizione (sirtuine) ed enzimi redox-sensibili. Esso risulta avere un ruolo importante nel mimare la restrizione calorica con conseguenti effetti positivi sui gerontogeni, ovvero i geni della longevità.

Alcuni studi (38,39,40,41) iniziano a valutare anche la possibile efficacia di questo polifenolo sul complesso rosso parodontale, poiché riuscirebbe a interferire con i batteri diminuendone l’adesione, esercitando attività antibatterica. In tali termini il vino, a differenza degli altri alcolici, potrebbe, nelle dosi giornaliere raccomandate (2 bicchieri di vino rosso per l’uomo e un 1 bicchiere per la donna al giorno) avere un ruolo predittivo nei confronti delle patologie cronico-degenerative, ma anche un’azione antibatterica per i denti e antinfiammatoria per il parodonto.

CONCLUSIONI

Possiamo quindi concludere riassumendo tutte le informazioni utili qui riportate.
L’acqua può essere considerata un integratore “naturale” di sali minerali altamente biodisponibili per il benessere di diversi organi e apparati tra cui quello scheletrico, gastroenterico compresa la cavità orale.

Per quest’ultima, infatti, svolge un ruolo chiave come umettante per le mucose, mineralizzante e con capacità tampone per i denti.

Gli infusi e le tisane possono risultare un buon modo per incentivare a bere di più durante la giornata, unendo anche le proprietà specifiche delle piante: basta sorseggiarle tiepide e non calde, non zuccherarle e lasciarle a contatto di denti e mucosa per un paio di secondi.
I succhi di frutta, per quanto possano sembrare salutari, nascondono molti zuccheri e hanno un pH poco favorevole per la bocca. Possono quindi essere assunti una volta ogni tanto a merenda scegliendo preferibilmente quelli 100% di frutta, ma non devono essere assunti giornalmente: meglio mangiare un frutto intero o produrre a casa delle spremute 100% frutta fresca senza aggiungere nulla. È consigliato bere sempre acqua dopo averli assunti e non sostituirli a essa come fonte di idratazione principale.

Le bibite non sono essenziali per il nostro fabbisogno giornaliero, essendo ricche di zuccheri aggiunti e povere da un punto di vista nutrizionale. Sarebbe meglio non assumerle abitualmente ma solo saltuariamente in occasione di eventi “speciali”, in tal caso è bene consumarle mentre si mangia piuttosto che fuori dai pasti per cercare di tamponare con alimenti solidi il pH acido; una buona abitudine può essere sciacquare sempre la bocca con acqua dopo averle bevute.

Il caffè senza zucchero e senza latte, nelle dosi raccomandate, può essere un buon alleato per la salute orale, sia dello smalto che delle gengive: un buon fine pasto digestivo e protettivo.

Infine, gli alcolici sarebbe meglio non assumerli giornalmente, ma il vino data la sua possibile azione protettiva dovuta principalmente ai flavonoidi, può essere consumato nelle dosi giornaliere consigliate (mezzo calice per la donna e 1 calice per l’uomo a pasto); va assunto sempre all’interno e non fuori dal pasto per alzare il pH e tamponare la quota alcolica con alimenti solidi. Anche il vino non deve sostituire l’acqua.

Alla luce di queste considerazioni è possibile definire alcune raccomandazioni.

Assumere succo di frutta per merenda una tantum, magari abbinato a un pezzo di pane e scaglie di formaggio stagionato che aiutano a rimineralizzare lo smalto e a tamponare il pH acido.

Assumere tisane, infusi e decotti dopo i pasti o anche durante la giornata, a temperatura tiepida non bollente e possibilmente non zuccherati, cercando di tenere la tisana a contatto con le mucose per svolgere la sua funzione curativa.
Assumere acqua è molto importante durante l’arco della giornata soprattutto lontano dai pasti.

Sciacquare sempre la bocca dopo i pasti con un sorso d’acqua possibilmente minerale per reintrodurre i minerali e tamponare il pH acido. Salvo problemi renali, la possibilità di assumere acqua minerale giornalmente rappresenta una fonte biodisponibile di minerali.
Bere il caffè senza zucchero è un buon fine pasto: aiuta nella digestione ed è amico di mucose orali e smalto.

Assumere il vino durante i pasti piuttosto che fuori pasto è meglio per evitare di ridurre ulteriormente il pH della bocca e per tamponare a livello gastrico.
Non assumere alcolici è meglio, ma nel caso di eventi sporadici e speciali è farlo meglio all’interno del pasto, con la scelta di mangiare alla fine di un pezzetto di formaggio per ristabilire il pH e rimineralizzare lo smalto. Non bere alcol a stomaco vuoto.
Considerare i differenti benefici che possono derivare dall’assunzione di bevande sia per lo smalto sia per le gengive (Tab. 3).

TAB. 3 Benefici che possono derivare dalla assunzione di bevande sia per lo smalto sia per le gengive.

ABSTRACT

Aim This paper aims to identify the relationship between oral health and the intake of beverages such as water, herbal teas, sodas, fruit juices, alcohol and coffee. The objectives are to highlight how these drinks can prevent certain pathologies of the oral cavity and how they can, instead, be the triggering cause. For this reason, a review of the literature relating to the topic was conducted.

Materials and methods The present literature review was unsystematic due to the small number of contributions with high scientific evidence.

Results The results show the beverages that invalidate or promote oral health, thus allowing us to offer advice on proper nutrition education. It has been shown that the intake of water can be compared to a real supplement of highly bioavailable and easily available mineral salts. Herbal teas can help encourage the correct daily water intake by combining the properties of the various herbs, such as the antioxidant action (linked to polyphenols) of green tea. Fruit juices, which have always been looked at with a healthy eye, can instead hide sugars that could affect the well-being of the oral cavity. It has been shown how the intake of drinks (a habit now rooted in many Italian families) directly correlates with oral acidosis and subsequent increased cariogenicity. In addition, it is reported how the habit of drinking coffee at the end of a meal can be protective of the mucous membranes and teeth, as long as it is sugar-free. Finally, it was discussed how there can be differences between alcohol and wine, and how important it is to comply with the maximum recommended daily doses in order to not incur in serious systemic diseases and pathologies of the oral cavity.

Conclusions This review allows to give food advice for a healthy mouth and general wellbeing.

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