Quel maledetto alito…

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L’alitosi, sinonimo di alito cattivo, è una condizione caratterizzata dall’emissione di odori sgradevoli attraverso l’atto respiratorio. 

Relativamente all’alitosi sappiamo tutto, ma proprio tutto! Il vero problema, quando ci si accinge ad affrontare questo argomento, è rappresentato principalmente dal fatto che costituisce un tema di difficile approccio con il paziente. 

Non è facile parlare di alitosi, non è facile chiedere informazioni da parte del paziente sull’alitosi, non è facile comunicare a un paziente che soffre di alitosi. L’alito cattivo rappresenta ancora oggi una tematica di difficile argomentazione, in quanto è soggetta all’esplicitazione di un disagio direttamente correlato ad emozioni faticose come la vergogna e l’imbarazzo. Infatti, di fronte a un igienista dentale, non è possibile che il paziente si possa esprimere dicendo “chiedo per un amico”, tecnica volta ad arginare il personale impaccio. Alcuni utenti affrontano il problema senza particolari difficoltà, ciò sta a significare che godono di una buona autostima, di una buon senso di autoefficacia atto a orientare il soggetto verso la risoluzione dei problemi e non da ultimo una buona regolazione emotiva.

Invece, per altri assistiti, esprimere una difficoltà che ha direttamente a che fare con sentimenti negativi costituisce un vero e proprio scoglio nella comunicazione. Parimenti, anche per il professionista avvertire un carico emotivo importante nel paziente può tradursi in altrettanta difficoltà nell’affrontare il tema per la paura che l’interlocutore possa vivere il momento come indelicato o, ancor peggio, dargli l’impressione di giudicarlo od offenderlo. Normalmente il paziente che riesce ad affrontare il tema dell’alitosi, riferisce al professionista che una persona a lui vicina (il partner, un familiare stretto) avverte il cattivo odore. Per l’igienista dentale ciò costituisce un vero e proprio assist, che apre la possibilità di affrontare direttamente la tematica, in quanto il paziente è già consapevole di avere un problema. L’utente ha già elaborato la difficoltà e si è concretamente attivato per ricercare una soluzione, peraltro presso il professionista dedicato. Questo è il contesto ideale dove l’igienista dentale ha possibilità di individuare cause orali o sistemiche che originano il problema, al fine di affrontare il colloquio motivazionale con la massima efficacia e individuare il corretto protocollo clinico di intervento.

Diverso è, invece, affrontare il discorso in prima visita con un paziente chiuso o reticente, con maggiore probabilità che emerga il problema in modo importante, in un setting nel quale tra operatore e paziente non si è ancora stabilita una relazione di fiducia tale da affrontarlo con serenità. 

Solo il clinico ha la capacità di percepire quando è il momento ideale per parlare di un argomento delicato all’interno di una relazione, in modo da limitare le incomprensioni e ridurre al minimo il disagio emotivo; tuttavia è indispensabile non procrastinare a lungo il momento in cui affrontare il problema, soprattutto perché potrebbe essere stato proprio questo fattore ad avvicinare il paziente alla seduta di igiene orale.

Si pensi per esempio al paziente parodontale: spesso non accusa sintomi, e non percepisce segni clinici preoccupanti, se non in una fase avanzata della malattia, ma…“mia moglie mi ha detto che ho l’alito insopportabile!”. Pertanto l’assistito non giunge all’attenzione del clinico primariamente per risolvere un quadro di parodontite, di cui non è consapevole, quanto più per eliminare il disagio avvertito da altri nella relazione. Le preoccupazioni del paziente sono orientate anche a verificare che questo sia vero, ma soprattutto valutarne l’entità, al fine di stabilire se anche altre persone possono effettivamente avvertire l’odore sgradevole.

Ciò rivela un fattore importantissimo da sfruttare nel colloquio motivazionale, non solo per risolvere l’alitosi, ma anche soprattutto per portare il paziente ad aderire al piano di trattamento parodontale proposto. Questo fattore è costituito dalla leva motivazionale odontoiatrica di tipo sociale “il sorriso è un atto comunicativo antecedente anche una stretta di mano. Possedere una dentatura di bell’aspetto facilita le relazioni sociali e l’accettazione del gruppo […], sentirsi esclusi porta a sviluppare problematiche di interesse psicologico” (1).

Sentirsi evitati e rifiutati dagli altri, soprattutto in una fase di vita in cui l’approvazione sociale, del partner, degli amici e/o del contesto lavorativo è fondamentale, può interferire con la formazione di una personalità solida e funzionale, specie in adolescenza.

Oggi più che mai si parla di alitosi, infatti la presenza della mascherina, sebbene in un primo momento possa far pensare che costituisca una barriera protettiva nei confronti degli altri, in realtà permette al paziente di rendersi maggiormente consapevole del problema e a constatare, lui per primo, la presenza dell’odore sgradevole. 

Tale consapevolezza può far emergere vissuti emotivi di imbarazzo e vergogna. 

L’imbarazzo è uno stato emotivo più o meno intenso e di durata variabile, che comporta tipiche manifestazioni esterne (comportamentali) e talvolta si accompagna a modificazioni psicofisiologiche (arrossamento del viso, aumento della frequenza cardiaca eccetera), le quali si orientano a mettere in “crisi l’immagine pubblica”. 

La vergogna è il turbamento o senso di indegnità avvertito dal soggetto che presume di ricevere una disapprovazione del suo stato da parte di altri. In questo senso rappresenta il grado di disagio emotivo più forte e più interno legato allo stato di imbarazzo, che genera maggiore sofferenza (2).

L’igienista dentale ha quindi il compito di facilitare i processi di disvelamento del problema, adottando un comportamento tutelante l’immagine del paziente, il quale deve percepire sospensione del giudizio, ascolto attivo ed empatico. Qualora questi fatichi ad ammettere la difficoltà legata all’alitosi, oppure si mostri chiuso nell’affrontare il problema, si possono utilizzare due strategie (Fig. 1).

  1. Domande di sollecitazione neutre e aperte: “Le è mai capitato di percepire un odore sgradevole nella sua bocca?”, oppure in una versione ancora più forte (perché stimola la riflessione circa il pensiero altrui) “Le è mai capitato che qualcuno percepissse un odore sgradevole nella sua bocca?”. Tali domande sono volte alla possibilità che il paziente si apra attraverso un approccio narrativo, permettendogli di calibrare la quantità e la qualità di informazioni da esprimere, ovvero dandogli la possibilità di stabilire il livello su cui si deve stanziare la conversazione. Inoltre tali domande evitano di esprimere giudizi circa il modo di essere del paziente, per cui egli potrebbe sentirsi svalutato o inadatto. Questa strategia risulta più adeguata se utilizzata nei confronti di pazienti potenzialmente sensibili dal punto di vista emotivo.
  2. Test organolettico: prima di affrontare la seduta di ablazione del tartaro, utilizzare il filo interdentale, avendo cura di raggiungere e rimuovere la placca dal solco gengivale, quindi farlo annusare al paziente. Egli avvertirà un potente odore, particolarmente acre e pungente, per cui non potrà che rimanerne molto impressionato. La tecnica è maggiormente efficace se affrontata durante la motivazione dopo aver distribuito il rivelatore di placca, in quanto correla il problema direttamente alla presenza dei depositi (1). Anche la scelta delle parole risulta particolarmente importante sull’impatto emozionale: si pensi per esempio alla definizione di alitosi come “fetor oris” o alla sua descrizione come “risultato dei processi biochimici putrefattivi”, che rimandano al paziente un’immagine particolarmente carica emotivamente.  Questa strategia è adatta soprattutto se utilizzata nei confronti dei pazienti che faticano ad ammettere il problema e a prenderne consapevolezza. 

L’utilizzo delle suddette strategie deve essere attentamente sotteso all’analisi della personalità del paziente che ci si trova dinanzi, per evitare che queste siano inefficaci o di eccessivo impatto emotivo.

Di differente natura sono, invece, le cause neuropsicologiche legate al fenomeno dell’alitosi, di cui si parlerà nel prossimo numero. 

Pertanto il tema dell’alitosi è fondamentale da trattare nel contesto odontoiatrico in quanto comporta risvolti importanti sul piano psicologico e ha un impatto significativo sulla qualità della vita del paziente, tanto da condizionarlo in alcune scelte del vivere quotidiano.

 

Bibliografia: Bibliografia Gangale M, Ghianda L. Comunicazione emozionale in odontoiatria. Milano: Quintessenza, 2020. Galimberti U. Dizionario di Psicologia. Milano: Garzanti, 2001.
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