Nuovo approccio al trattamento delle black stains

Nuovo approccio al trattamento delle black stain
Nuovo approccio al trattamento delle black stain

La Black Stains (BS) è un tipo di pigmentazione estrinseca caratterizzata da una linea nera o da una incompleta coalescenza di punti scuri, formatasi sul terzo cervicale dell’elemento dentale, seguendo il profilo del margine gengivale e fissata saldamente sul dente.

Il pigmento delle BS è formato da un composto ferrico insolubile di colore nero, probabilmente solfuro ferrico formatosi a seguito della reazione chimica tra il solfuro d’idrogeno, prodotto da batteri anaerobi (batteri cromogeni) e l’eccesso di ferro presente nella saliva per varie cause e depositatosi successivamente sulla superficie del dente (1).

L’analisi chimica spaziale di BS con spettrometria dispersiva di lunghezza d’onda ha mostrato aree corrispondenti ad alta concentrazione di zolfo e rame/ferro: ciò suggerisce che gli ioni responsabili del colore nero sono zolfo e metallo, da cui il nome delle pigmentazioni (2, 3).

L’elevata concentrazione di ferro all’interno del cavo orale può essere causata da disordini dell’omeostasi dello stesso (dovuti a processi infiammatori) che causano un sovraccarico di ferro in tessuti e secrezioni e una carenza di quello in circolo. L’accumulo di ioni ferrici, oltre a determinare moltiplicazione batterica, formazione di superossidi e danno cellulare associato a infiammazione patologica distruttiva, può reagire con il solfuro di idrogeno sintetizzato dai batteri cromogeni, formando quindi solfuri ferrici (4).

Tra le differenti tipologie di pigmentazione dentale è fondamentale una corretta diagnosi delle cause, in quanto essa condiziona la scelta del trattamento più appropriato.

TRATTAMENTO CONVENZIONALE

Le BS sono delle pigmentazioni non facilmente eradicabili, soprattutto domiciliarmente. Il trattamento utilizzato per la rimozione professionale di queste macchie estrinseche consiste nella seduta di igiene orale mediante ultrasuoni, air flow, polish con paste per lucidare e gommini.

Anche se non ci sono dati in letteratura e non è sttao pubblicato un razionale sull’uso di Lactobacillus reuteri nell’eliminazione dei pigmenti, inclusa la black stain, per l’eliminazione dei batteri cromogeni sono indicati alcuni prodotti contenenti Lactobacillus.

L’igiene orale professionale però risolve solo momentaneamente i problemi estetici, ma non cura le cause della formazione di questi pigmenti, che si ripresentano dopo poche settimane. Ne consegue che poter disporre di un’efficace terapia nella cura delle pigmentazioni dentali, rappresenta ancora una sfida per igienisti dentali e odontoiatri.

LATTOFERRINA NEL TRATTAMENTO DELLE BLACK STAIN

La lattoferrina, conosciuta anche come lattotransferina, è una proteina globulare multifunzionale presente nella saliva (e in altre secrezioni umane), con attività antimicrobica, battericida e fungicida. Essa è la principale proteina sintetizzata dai neutrofili nei siti d’infezione e d’infiammazione e il fattore più importante dell’immunità naturale delle secrezioni.

Le sperimentazioni in vivo sull’uso della lattoferrina nella prevenzione e cura delle BS sono basate sul razionale che la lattoferrina, sottraendo ferro all’ambiente, inibisce lo sviluppo dei batteri e la produzione di solfuri d’idrogeno, evitando così la formazione di solfuri ferrici, causa della BS. Inoltre, la potente attività antiinfiammatoria della lattoferrina evita sia il sanguinamento che il sovraccarico di ferro nella saliva.

Presso l’Università “La Sapienza” di Roma (Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità mediche, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali) sono state eseguite delle sperimentazioni sulla somministrazione di lattoferrina in pazienti con BS.

Per lo studio sono stati arruolati 5 pazienti affetti da BS e trattati con una compressa orosolubile contenente 50 mg di lattoferrina, due volte al giorno lontano dai pasti. Ai soggetti arruolati è stato prescritto di lasciar sciogliere lentamente in bocca la compressa e spargerne successivamente il contenuto con la lingua. Le abitudini di igiene domiciliare e professionale non hanno subito variazioni. Il controllo successivo è stato fatto tra i 60 e i 90 giorni dalla prima igiene professionale e i risultati hanno dimostrato una diminuzione notevole delle pigmentazioni nere (5).

CONCLUSIONE

È stata confermata l’ipotesi che la lattoferrina possa rappresentare un trattamento efficace e innovativo in grado di contrastare questa innocua, ma antiestetica patologia. Si tratta di una importante possibilità di trattamento preventivo, che altrimenti consisterebbe esclusivamente nella rimozione immediata delle pigmentazioni, mediante sedute accurate e frequenti di igiene orale professionale e una perfetta educazione all’igiene orale domiciliare.

Bibliografia

  1. Reid JS, Beeley JA, MacDonald DG. Investigations into black extrinsic tooth stain. J Dental Res. 1977;56(8):895–899.
  2. Reid JS, Beeley JA. Biochemical studies on the composition of gingival debris from children with black extrinsic tooth stain. Caries Res 1976;10(5):363–369.
  3. Tantbirojn D, Douglas WH, Ko C-C, McSwiggen P.L. Spatial chemical analysis of dental stain using wavelength dispersive spectrometry. Eur JOral Sciences 1998;106(5):971–976.
  4. Paesano R, Natalizi T, Berlutti F, Valenti P. Body iron delocalization: the serious drawback in iron disorders in both developing and developed countries. Pathog Glob Health 2012;106(4):200-16.
  5. Alhadeff A, Toso A, Prete C, Calvani F, Piras L, Rosa L, Cutuli O, Valenti P, Sangermano R. Lattoferrina e Black Stain. Doctor Os 2016; 27(6):153-9.