Nella sua pratica operativa quotidiana l’igienista incontra, spesso in concomitanza, due problemi, che possiamo riassumere con due termini, riferiti al paziente:

  • cattiva informazione di base, relativa alla prevenzione;
  • insufficiente informazione di base relativa alla figura istituzionale dell’igienista.

Vediamo nel dettaglio che cosa significa tutto ciò.

Cattiva informazione sulla prevenzione

La cattiva informazione di base è sicura conseguenza di quanto ogni giorno i media propongono al pubblico. Sono certamente valide le generiche informazioni che suggeriscono di limitare gli zuccheri, specie primari, come caramelle, cioccolatini, miele o marmellate, ma, di regola, al grande pubblico non viene fornita alcuna informazione su come procedere in modo appropriato all’igiene dei denti e della bocca.

Infatti, le cosiddette “promozioni” sono tutte volte a illustrare i vantaggi, reali o presunti, di diversi tipi di spazzolini o dentifrici, mentre non viene spiegato il modo migliore per procedere all’uso ottimale degli uni o degli altri.

Il generico, e diffuso, consiglio di adoperare spazzolini elettrici, esonera i media, per così dire, dall’addentrarsi nello specificare le tecniche da usare con gli spazzolini “normali”.

All’interno di questa carenza si deve collocare anche l’apporto insignificante che viene dato alle sedi didattiche istituzionali (scuole dell’infanzia, primarie e medie) che dovrebbero promuovere le prime, basali informazioni culturali riguardo alla prevenzione dentale. Gli scarsi esempi che talora vengono citati sono da ascriversi a iniziative culturali lodevoli ma isolate, piuttosto che a situazioni istituzionali erga omnes.

A questo riguardo è prezioso, alla mia memoria, un ricordo personale. Molti anni fa, per parecchi mesi, fui incaricato di sostenere un programma di igiene dentale all’emittente di Telemontecarlo. Non sono in grado di ricordare quale fosse, allora, il sostegno economico a tale programma: ricordo benissimo, però, che il successo fu ottimo e che l’insegnamento fu continuato per molti mesi.

Altro grave problema: la logica difficoltà di promuovere la sistematica eliminazione del tartaro spinge le case produttrici a sottolineare la necessità, vera o presunta, dello sbiancamento dentale, spesso, oggi, suggerendo addirittura l’acquisto di prodotti specifici che non tengano in alcun conto la necessità di una diagnosi.

Insufficiente informazione sulla figura dell’igienista

Veniamo ora all’insufficiente informazione di base relativa alla figura istituzionale dell’igienista dentale. A tutte le lacune sopra menzionate si aggiunge la scarsa importanza che, nelle “promozioni”, viene attribuita all’igienista, figura oggi istituzionale, che viene, spesso, fatta interpretare al paziente come una figura vagamente “ancillare”, quale veniva considerata fino a pochi anni fa.

A nostro parere occorrerebbe che l’igienista dentale venisse promosso, per esempio in televisione, quale figura professionale primaria, nell’impostazione e nella promozione, della prevenzione dentale.

A questo proposito rimandiamo il lettore a quanto scritto nel precedente fascicolo di Rivista Italiana Igiene Dentale, dove abbiamo sostenuto, in modo documentato, come l’igienista sia una figura didattica di base nel fornire al paziente tutti i consigli e i suggerimenti specifici per diventare e mantenersi quale auto-assistente.

Abbiamo citato infinite volte i due slogan base di Bob Barkley, che ebbero addirittura a motivare la medaglia d’oro alla memoria per quanto avevano influito nel costituire una guida motivante per tutta la prevenzione.

Infatti Bob Barkley aveva affermato che: «Il dentista non è altro che un falegname che si affanna di continuo a riparare la mobilia mentre la casa sta bruciando», e ancora: «Lo scopo fondamentale dell’igienista è quello di trasformare il paziente nel primo assistente di sé stesso».

Nota conclusiva

Purtroppo l’esperienza semisecolare riguardo alle modalità con cui viene messa in pratica la prevenzione, sia negli studi privati che nelle sedi istituzionali, costringe a essere molto pessimisti, in conseguenza di alcuni problemi fondamentali, strettamente concomitanti.

  • In primo luogo in troppi casi il compenso economico ricavato dalle prestazioni professionali dell’igienista è legato al concetto della pulizia dei denti e non, come sarebbe doveroso, alla motivazione suscitata nel paziente. In questo senso anche i vantaggi economici da attribuirsi alle sedute di igiene e prevenzione vengono attribuiti dal dentista più alle fasi “operative” manuali che a quelle didattiche, con errata percezione del valore determinante della didattica motivazionale.
  • In secondo luogo non si è compreso a sufficienza che tale motivazione è conseguenza di un rapporto personalizzato diretto, eye contact, come definito dai professionisti anglosassoni: tutte le istruzioni collettive possono avere solo una motivazione indiretta, che sfiora soltanto le procedure operative, da mettere in atto con costanza e continuità, da parte del paziente.
  • È poi criticabile e discutibile che le assicurazioni non rimborsino le spese sostenute per le sedute di prevenzione, soprattutto quando dedicate a istruire e motivare il paziente. Volendo ragionare soltanto in chiave di interesse personale, è chiaro come il favorire e supportare la prevenzione, da parte delle assicurazioni, sarebbe il metodo migliore per ridurre, con gli anni, la necessità di provvedere a compensare le spese relative agli infiniti tipi di terapia che si vanno accentuando di anno in anno.
  • Si deve infine ritenere incomprensibile come, in una nazione qual è l’Italia che si vanta della propria condizione esemplare in campo sanitario, il numero di dentisti operativi sia di circa 60.000, mentre gli igienisti dentali sul campo siano poco più di 20.000. Questa carenza è senza dubbio il presupposto dello scarso trend alla prevenzione dentale quale si può, purtroppo, da noi constatare. Viene spontanea, al riguardo, una domanda: quanti sono gli igienisti dentali assunti direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale negli specifici Centri di assistenza? È infatti illusorio e presuntuoso pensare che la prevenzione sia, continuamente, esercitata dal dentista. Questo professionista, infatti, è quotidianamente oberato da preponderanti problemi di tipo diagnostico-terapeutico ed è del tutto illusorio pensare che possa dedicare la sua attività anche a problemi preventodontici, sia operativo-manuali che didattici.

Resta quindi imprescindibile la necessità di una figura professionale che affianchi e sostenga il dentista nella sua indispensabile attività di prevenzione. Senza questo apporto professionale specializzato continuare a parlare di prevenzione è solo una manifestazione astratta e inapplicata di trascuratezza sanitaria.