Studio comparativo sull’efficacia di alcuni dispositivi di riduzione dell’aerosol durante le procedure d’igiene professionale

Comparative study on the effectiveness of aerosol reduction devices during professional hygiene procedures

aerosol
Scopo del lavoro:

Valutare l’efficacia di quattro diversi sistemi d’aspirazione nella diminuzione dell’aerosol prodotto da uno strumento ad ultrasuoni piezoelettrico e un airflow con l’intento di migliorare la qualità dell’aria all’interno della sala operativa ed evitare eventuali infezioni via aerea.

Materiali e metodi:

o studio è stato condotto da un odontoiatra e da un collega che ha impersonato il paziente sul quale sono stati testati gli strumenti. L’odontoiatra ha utilizzato l’ablatore piezoelettrico e l’airflow per il deplaquing professionale. L’acqua e la polvere sono stati tracciati con un colorante alimentare rosso inserito nel sistema d’irrigazione dell’ablatore e nel contenitore della polvere dell’airflow. I dispositivi analizzati sono: l’aspiratore ad alta velocità (HVE) (Gruppi 3 e 4), dispositivo OBF (Gruppi 5 e 6), dispositivo SUR-FACE (Gruppi 7 e 8) e dispositivo SKUDO (Gruppi 9 e 10). Le superfici della sala operativa sono state ricoperte da teli di carta assorbente per rilevare le macchie rosse per poi contarle ed essere messe a confronto fra di loro in modo da evidenziare le differenze d’efficacia dei dispositivi analizzati.

Risultati:

Prendendo in considerazione i risultati che riguardano i settori interessati totalmente da aerosol e splatter e facendo una media delle percentuali ottenute da ogni telo per ogni strumento di riduzione dell’aerosol associato al piezoelettrico, si evince che Il gruppo 3 ha il 21% di aree contaminate, Gruppo 5 il 14,5%, Gruppo 7 il 27,25% e Gruppo 9 il 31,75%. Dalla media delle percentuali degli strumenti di aspirazione con airflow risulta che i settori contaminati sono nel gruppo 4 il 45,37%, nel gruppo 6 l’89%, nel gruppo 8 il 74,87% e nel gruppo 10 il 53,12%.

INTRODUZIONE

All’interno degli studi dentistici, una delle preoccupazioni maggiori è data dal rischio di infezioni crociate (1, 2). La recente pandemia dovuta al Covid-19, che si trasmette principalmente per via aerea, ha creato nella comunità odontoiatrica una notevole attenzione all’aerosol prodotto durante le procedure odontoiatriche (3, 4), in particolar modo, quelle prodotte da strumenti a ultrasuoni (5) e airflow. La necessità di proteggere operatori e pazienti dalla trasmissione per via aerea, ha reso necessario l’uso di dispositivi di protezione individuale (5, 6) e si è assistito alla fioritura di sistemi atti ad abbattere la carica microbica che è possibile ritrovare nell’aria dello studio dentistico. 

L’aerosol è un tipo di colloide in cui un liquido o un solido sono dispersi in un gas. In ambito odontoiatrico è una sospensione molto fine e stabile di particelle solide e liquide prodotte dall’utilizzo di strumenti ad alta velocità (7, 8). Le particelle prodotte possono essere di natura organica (liquidi biologici come sangue e saliva) e inorganica (polveri e materiali dentari). Esso è considerato l’insieme di particelle di diametro compreso tra 0,5 e 50 micron prodotte dalla strumentazione meccanica e in grado di rimanere in aria per un periodo prolungato di tempo per poi posarsi sulle superfici. Con il termine “splatter” ci si riferisce a delle particelle di diametro superiore a 50 micron che vengono espulse forzatamente dal sito operativo con una traiettoria parabolica fino a quando non si scontrano con le superfici o cadono al suolo essendo troppo grandi per rimanere sospese in aria (7, 8). La composizione dell’aerosol è estremamente condizionata dal tipo di paziente e dal tipo di procedura operativa. Nel sito operativo si disperdono grandi quantità particelle contenenti saliva, placca, microrganismi, sangue (9) e materiali dentari (7) che riescono a rimanere stabili fino a 30 minuti in un ambiente chiuso non ventilato per poi posarsi su una superficie (10). Questa composizione eterogenea dell’aerosol potrebbe essere un potenziale rischio nei confronti del team odontoiatrico e del paziente (5). L’obiettivo dello studio, come diversi studi antecedenti (11,12,13,14,15), è quello di vedere se sia possibili azzerare, o per lo meno ridurre al minimo, la quantità di aerosol che circola nella sala operatoria per prevenire eventuali infezioni

Materiali e metodi

Nello studio si è voluto quantificare l’efficacia di 4 sistemi di aspirazione atti a ridurre la dispersione dell’aerosol nell’ambiente odontoiatrico. Lo studio è stato svolto in un ambulatorio privato, realizzato in vivo e con la presenza di un solo odontoiatra. Sia l’operatore che il soggetto che ha svolto il ruolo di paziente sono rimasti immutati. I sistemi di aspirazione testati sono: aspiratore ad alta velocità (HVE)(Dentsply Sirona) (Fig. 1), sistema OBF (Oral Bio Filter, Trayart) (Fig. 2), sistema SUR-FACE (Andromeda Nanotech) (Fig. 3) e sistema SKUDO (Tecnomed Italia Group) (Fig. 4). Gli strumenti usati per generare aerosol sono: strumento a ultrasuoni piezoelettrico e airflow.

Entrambi sono stati utilizzati all’interno del cavo orale del paziente per ogni sistema di aspirazione utilizzato. Sono stati impiegati 30 secondi per sestante e ogni strumento testato è stato associato all’aspirasaliva del riunito.

È stato utilizzato un colorante alimentare in polvere di colore rosso inserito nel contenitore dell’acqua del piezoelettrico (Fig. 5) e nel contenitore delle polveri dell’airflow (Fig. 6), miscelato con bicarbonato.  Per rilevare l’aerosol sfuggito ai dispositivi sono stati usati dei teli di carta assorbente posizionati sul petto e sul viso del paziente, sul camice e sulla visiera dell’operatore, sul vassoio portatray, sulla faretra, sul gruppo idrico e sul servomobile. Al termine di ogni operazione i teli sono stati rimossi e sostituiti dai nuovi. Per quantificare l’aerosol posatosi sui teli assorbenti è stato utilizzato un film di plastica trasparente diviso in quadrati 4×4 cm e posto sopra ogni telo.

FIG. 5 L’ablatore piezoelettrico con irrigante colorato di rosso. FIG. 6 Airflow con colorante in polvere e bicarbonato.

Ogni quadrato interessato da aerosol è stato considerato come contaminato. Nello studio, le macchie rosse più grandi di 1 mm riscontrate sui teli sono state considerate splatter. Per aumentare la visibilità delle macchie più piccole, che altrimenti non sarebbero state percepite dall’occhio umano, i teli sono stati ulteriormente inumiditi con uno spruzzino nebulizzatore. Si sono quindi considerate prodotte da aerosol, le macchie di dimensioni inferiori a 1 mm.

Risultati

Per analizzare i risultati, sono stati contati tutti i quadrati di un telo contenenti delle macchie ed è stata fatta una percentuale rispetto al numero totale di quadrati del telo.  Con gli strumenti d’aspirazione associati al piezoelettrico non è stata individuata la presenza di alcuna macchia rossa dovuta ad aerosol e splatter nei teli del servomobile, il vassoio, la faretra e il gruppo idrico. L’aspirasaliva del riunito è stato adoperato con lo scopo di vedere se ci fosse effettivamente una differenza di efficacia tra la sola aspirazione del riunito e i sistemi di riduzione dell’aerosol analizzati. I risultati sono riportati in tabella 1.Dai risultati si nota che SKUDO associato ad airflow mostra le percentuali più basse nella presenza di aerosol e splatter sui teli. Prendendo in considerazione solamente i risultati che riguardano i settori interessati totalmente da aerosol e splatter e facendo una media delle percentuali ottenute da ogni telo per ogni strumento di riduzione dell’aerosol associato al piezoelettrico, si evince che l’aspirasaliva del riunito presenta il 33,25% dei settori contaminati da aerosol, l’HVE il 20,5%, OBF il 14,5%, SUR-FACE il 27,25% e SKUDO il 31,75% (Fig. 7). La media delle percentuali degli strumenti di aspirazione con airflow dà i seguenti risultati: l’aspirasaliva il 77% dei settori contaminati, l’HVE il 45,37%, OBF l’89%, SUR-FACE il 74,87% e SKUDO il 53,12% (Fig. 8).

Tab 1A e 1B.
FIG. 7 Media delle percentuali degli strumenti di riduzione dell’aerosol con strumento piezoelettrico.

Discussione e conclusioni 

Dalle sperimentazioni effettuate è emerso che nessuno degli strumenti analizzati atti a ridurre l’aerosol disperso durante le procedure odontoiatriche azzera completamente il rischio di contaminazione crociata, anche se tutti gli strumenti hanno mostrato una certa capacità di ridurre l’aerosol disperso, seppur in misura diversa.  L’HVE ha mostrato una maggiore efficacia con l’uso dell’airflow, riducendo di circa un terzo l’aerosol prodotto rispetto al riferimento del solo utilizzo dell’aspirasaliva; seguito da SKUDO che lo riduce di circa un quarto. SUR-FACE e OBF sembrano non dare vantaggi concreti rispetto all’aspirasaliva. Con l’uso del piezoelettrico, OBF e HVE hanno mostrato una riduzione dell’aerosol di circa un terzo, SUR-FACE e SKUDO hanno mostrato delle riduzioni minime.

FIG. 8 Media delle percentuali degli strumenti di riduzione dell’aerosol con airflow.

Il diverso comportamento degli strumenti in questo studio è, probabilmente, ascrivibile alle diverse potenze e direzioni del getto che originano da piezoelettrico e airflow. L’HVE ha mostrato una maggiore efficacia probabilmente per il fatto che, non essendo uno strumento fisso, l’operatore lo posiziona in maniera da intercettare lo spray nel punto più vicino alla sua origine e quindi in maniera più efficace. Alla luce di questi risultati, appare evidente che non è possibile affidarsi del tutto a questi sistemi per abbattere l’aerosol, e quindi diminuire i rischi di contaminazione crociata per il solo tramite dei sistemi analizzati in questo studio. Continuano ad essere necessari tutti i sistemi di protezione individuale, di decontaminazione delle superfici e di depurazione/ricambio dell’aria che sono ritenute indispensabili.

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To cite: