Aloe Vera Parte I

In odontoiatria, così come in altre discipline mediche, vengono impiegati medicamenti contenenti piante o sostanze derivate da queste, a cui vengono attribuiti effetti sorprendenti. Ciò vale sicuramente per l’aloe vera, tant’è che in alcuni casi il nome commerciale del medicamento porta parte del nome della pianta stessa. Presentiamo quindi questo antichissimo rimedio, cercando di far luce sulle sue proprietà medicamentose e le parti utilizzate.

aloe vera

L’utilizzo della pianta dell’aloe vera come medicamento risale a circa 4000 anni fa, non è quindi un “rimedio moderno”.
Una delle testimonianze più antiche si trova in alcune tavolette di argilla, trovate nella città sumera di Nippur e risalenti a circa 4000 anni fa, nelle quali sono descritte le caratteristiche botaniche e farmacologiche dell’aloe vera. Anche nell’antico Egitto l’aloe vera veniva descritta come pianta terapeutica (papiro di Ebers, XV secolo a.C.). Nella Bibbia vi sono riferimenti alla pianta nei salmi 48-5.
Nel I secolo sia Dioscoride che Plinio il Vecchio descrivevano gli usi terapeutici del succo della pianta per curare ferite, disturbi di stomaco, stipsi, mal di testa, calvizie, irritazioni della pelle, problemi orali ed altro ancora.
Anche in Oriente si conosce la pianta dell’aloe sin dall’antichità e sia la medicina Tibetana che quella Ayurvedica la citano come importante rimedio. Possiamo trovare citazioni sulla pianta dell’aloe anche nel Kamasutra e nel Milione di Marco Polo.
Spostandoci dal punto di vista geografico, nella cultura dei Maya l’aloe era considerata un ottimo rimedio per il mal di testa. Secondo gli indiani d’America al centro della pianta si trovava l’elisir di lunga vita.
Cristoforo Colombo annotava in un diario di bordo che le cose indispensabili per il benessere dell’uomo erano quattro: grano, uva, olive e aloe; il primo lo nutre, il secondo solleva lo spirito, il terzo porta armonia e il quarto lo cura (1). Verso la fine del XVI secolo i frati gesuiti importarono la pianta nelle isole dei Caraibi, in modo particolare alle Barbados, da qui il nome aloe barbadensis; in passato veniva chiamata secondo la denominazione di Linneo: Aloe perfoliata var. vera (2). Tra il 1700 e il 1800 la classe aristocratica europea rivalutò la pianta dell’aloe: in Inghilterra, per esempio, i nobili dell’epoca iniziarono a coltivarla in serra.
Gli studi scientifici moderni sulla pianta dell’Aloe iniziarono nel 1851.
I ricercatori inglesi Smith e Stenhouse ne isolarono il primo componente attivo: l’aloina. Questa rudimentale ricerca di estrazione viene ancora considerata nelle farmacopee mondiali per l’effetto lassativo di questo componente. Dobbiamo aspettare però altri 50 anni per trovare altre citazioni riguardanti l’aloe, cioè quando il British Pharmaceutical Codex ne registrò il potere lassativo. Nel 1935 gli studi si ampliarono grazie al contributo di due medici del Maryland, Collins e Collins, che utilizzarono la pianta per ridurre gli effetti collaterali della radioterapia, ottenendo risultati sbalorditivi. Questo fece sì che la comunità scientifica aumentasse l’interesse allo studio delle proprietà della pianta.
Le prime vere analisi sul contenuto fitochimico dell’aloe furono condotte nel 1940 presso l’Università della Virginia. Nel 1950 la FDA documentò e attestò definitivamente l’evidente capacità che i componenti dell’aloe avevano nella rigenerazione tessutale a livello cutaneo, ciò fugò i dubbi sulla effettiva efficacia dei fitocomposti contenuti nella pianta. Fu sempre in America, a opera di un farmacista Texano, che l’aloe diventò commercializzabile. Il dottor Bill Coats riuscì a stabilizzare la polpa della pianta, rendendo così possibile la sua commercializzazione.
Gli studi su questa pianta sono ancora oggi in corso e la conoscenza sulle sue proprietà terapeutiche si è notevolmente sviluppata, portando l’aloe vera ad essere considerata una pianta con caratteristiche medicamentose così come lo era nell’antichità.
Continueremo a parlare dell’effetto sorprendente dell’aloe pianta nella seconda parte.

Bibliografia

  1. Campanini E. Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. Tecniche Nuove Ed.: Milano; 2004. p. 42.
  2. Bassetti A, Sala S. Il grande libro dell’aloe. Zuccari Ed.: Trento; 2001. p. 11-13.