Comunicare è curare: cosa significa e perché

Comunicare è curare
Comunicare è curare

È recentemente uscito, edito da Ariesdue, il mio ultimo testo, dal titolo “Comunicare è curare: domande-risposte-dialogo”.

Il libro è dedicato a dentisti, igienisti e ASO: scrivo questo articolo perché penso possa essere utile fornirne qualche chiarimento, a partire dal titolo.

Integrando, pertanto, quanto comunemente si pensa, ricordiamo che il termine “comunicare” deriva dal latino “cum” (con) e dal sostantivo “munus” (impegno, incarico). “Comunicare”, quindi, significa non soltanto il trasmettere un messaggio, ma, più concretamente, “assumere un impegno insieme ad altri”. 

Questo chiarimento fa comprendere come il testo, primariamente, prenda le mosse dall’Articolo 20 del Codice Deontologico della FNOMCEO.

Articolo, questo, fondamentale, perché è valido per medici, dentisti, igienisti e ASO e prescrive i doveri basilari per ogni componente del team odontoiatrico. L’articolo in questione, infatti, insegna: «Il medico, nella relazione, persegue l’alleanza di cura, fondata sulla reciproca fiducia, sul mutuo rispetto dei valori e dei diritti e su una informazione comprensibile e completa, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura».

Questa precisazione è importante dal punto di vista pratico, perché significa che, evidenziando i valori integrali dell’etimologia, tutto l’atto comunicazionale diviene un atto operativo, affinché si concluda una concreta, specifica procedura.

A volte questa trasmissione d’informazioni sarà immediata nell’identificazione delle sue conseguenze, mentre altre volte avverrà una “mediazione” tra il messaggio trasmesso e le successive procedure operative.

Se passiamo, a questo punto, dalla teoria alla pratica, cerchiamo di applicare quanto detto all’attività quotidiana dell’igienista.

Occorre, anzitutto, che questo professionista venga sempre denominato con il titolo più appropriato, che è quello di dottore igienista preventodontico.

Parlare, infatti, come spesso si fa, di “pulizia dei denti”, cui l’igienista dovrebbe essere deputato, genera un’ambiguità, anzi, un fraintendimento di base, che induce in una conseguente serie di errori.

Questi errori hanno origine, a mio parere, dallo stesso curriculum didattico, che non sempre impone, al futuro igienista, una profonda competenza nella psicologia didattica e comportamentale. Per chiarire questo concetto basta descrivere quanto dovrebbe costituire il punto chiave del rapporto con il paziente: padroneggiare alla perfezione tutto quanto occorre per far comprendere l’importanza dell’igiene orale.

Ebbene, per raggiungere questo scopo l’ultima cosa da fare è quella di impugnare specchietto e curette, per fare detartraggi, cui far seguire, per completezza, varie procedure di detersione e polishing.

La procedura corretta, al contrario, è quella di cercare di comprendere quale sia la conoscenza di base che ha il paziente riguardo all’igiene orale e, conseguentemente, quali sono i comportamenti che mette in atto per applicarla al meglio.

Come processo iniziale, pertanto, si passerà a dialogare con il paziente affinché, compresi i principi fondamentali, applichi tutte le procedure che potranno portarlo a quella auto-assistenza che costituisce lo scopo fondamentale dell’incontro e del rapporto con l’igienista.

Quanto descritto appartiene, nell’insieme, alla procedura che viene denominata “motivazione” e che, per essere realizzata, esige competenze e modalità di comunicazione molto elevate. Tale motivazione, infatti, deve essere attuata in funzione di molte variabili, principalmente costituite da diverse caratteristiche del paziente, quali età, sesso, grado di cultura e, soprattutto, dalla disponibilità psicologica all’apprendimento e all’applicazione pratica di quanto appreso.

Ed eccoci, allora, al “come si fa” per indurre una motivazione operativa. Per fare questo l’igienista deve utilizzare tre strumenti fondamentali, da utilizzare in modo inscindibile, costante e, spesso, pazientemente ripetitivo.

  1. Si tratta, in primis, di procurarsi tempo adeguato a disposizione.
  2. Segue, poi, la propria preparazione, intesa come competenza didattica.
  3. Si termina, infine, con specifici sussidi audiovisivi.

È solo dall’insieme di queste risorse che la responsabilità dell’igienista si traduce in un concreto giovamento per il paziente.

Comunicare

1. Tempo

Non s’insisterà mai abbastanza sul concetto di quanto il tempo a disposizione influisca sulla motivazione. Ricordiamo, anzitutto, come l’igienista debba applicare  le prescrizioni raccomandate dal dentista e, pertanto, come debba utilizzare i dati anamnestici, sia remoti che prossimi, da lui raccolti. A questi sarà bene che unisca dei dati “contestuali”, intendendosi, come tali, gli elementi che inquadrano il paziente quanto alle condizioni in cui vive: se solo o in famiglia, se lavora o studia, se ha maggiori o minori disponibilità di tempo nella giornata. Tutto questo approccio di base esige tempo e va spiegato al paziente come questo inquadramento sia indispensabile per ottimizzare il processo di prevenzione, sempre inteso come conseguimento di una corretta e continua auto-assistenza.

2. Preparazione

Quando, poi, secondariamente, insistiamo sul concetto di “competenza didattica”, alludiamo alla capacità che l’igienista deve apprendere nell’insegnare il “cosa e come” si deve fare. È un compito molto complesso e molto gravoso, anche e soprattutto perché costringe spesso l’igienista a una ripetitività di concetti che devono essere impressi nella mente del paziente in modo inequivocabile. Tutto questo affinché siano capaci di motivarlo all’autoassistenza anche quando, lasciato lo studio, dovrà far proprie le misure apprese dall’igienista.

3. Sussidi audiovisivi

Ed eccoci allora, quale ultima ma non infima risorsa indispensabile, all’utilizzo dei sussidi audiovisivi. Tutta la procedura suggerita (o, meglio, imposta) dall’articolo 20 del Codice Deontologico parte da un concetto di base: che, tra paziente e igienista, si stabilisca un’alleanza. Ebbene, quest’alleanza deve, obbligatoriamente, partire dalla simmetria informativa tra paziente e igienista. Per chiarire esplicitamente: il paziente deve avere ben chiari i punti chiave ai quali dedicarsi, per risolvere i problemi che da essi provengono. Questa simmetria informativa non può essere raggiunta soltanto con descrizioni verbali, cioè fatte a parole: per quanto l’igienista possa essere capace a descrivere quanto danneggia denti e gengive, non potrà mai essere convincente, con il paziente, come quando mostrerà, visivamente, i pericoli in causa.

Questo problema è talmente fondamentale che lo tratteremo, dettagliatamente, in un prossimo capitolo, descrivendo come passare dai visual-aids generici alla videocamera.

È soltanto disponendo, e utilizzando, con appropriata disinvoltura di questi aiuti visivi che l’igienista potrà passare a inculcare nel paziente i principi fondamentali dell’autoassistenza.