Il trattamento delle demineralizzazioni e white spot

FIG. 1 Esempio dei risultati che si possono ottenere nel trattamento delle white spot con la tecnica descritta.

Numerose e diverse sono le aggressioni, in particolar modo derivanti dall’assunzione di sostanze acide, che portano a una continua progressiva demineralizzazione dello smalto che può manifestarsi anche con la perdita macroscopica di tessuto dentale e lesioni di tipo white spot. 

Per white spot si intendono tutte quelle anomalie dello smalto di eziologia differente quali esempio:

  • fluorosi, una patologia dovuta all’assunzione in quantità eccessiva di fluoro in età evolutiva che dipende da dose, durata e quantità di fluoro ingerita;
  • amelogenesi imperfetta, ovvero una condizione dello smalto principalmente genetica, tale per cui sono alterati la struttura e l’aspetto degli elementi dentali;
  • erosione dello smalto, ossia una perdita di smalto progressiva e irreversibile dovuta generalmente a una variazione importante del pH nel cavo orale.

In tali casi è possibile ricorrere alla resin infiltration technique, una tecnica innovativa per trattare in maniera microinvasiva tutte quelle lesioni derivanti da una demineralizzazione progressiva dello smalto.

Il componente resinoso è costituito principalmente da metacrilato, un materiale con un’ottima resa estetica, grande biocompatibilità ed elevata resistenza, ampiamente impiegato in campo odontoiatrico.

La resina è in grado, per capillarità, di riempire gli spazi vuoti presenti tra i cristalli di idrossiapatite. 

In questo modo, l’indice di rifrazione alla luce varia e quindi la percezione a occhio nudo del difetto iniziale scompare, generando omogeneità, esattamente come in uno smalto senza difetti.  

Il componente resinoso è costituito principalmente da metacrilato, un materiale con un’ottima resa estetica, grande biocompatibilità ed elevata resistenza, ampiamente utilizzato in campo odontoiatrico

FIG. 2 Esempio dei risultati che si possono ottenere nel trattamento delle white spot con la tecnica descritta.

La tecnica

La tecnica consiste nell’infiltrazione di un materiale resinoso nella zona interessata dalla lesione.

Il procedimento è composto da una prima fase in cui si esegue la mordenzatura (con acido cloridrico al 15%), una seconda fase in cui si disidrata la lesione per mezzo di una soluzione alcolica (etanolo 99%),  successivamente viene applicata una resina fluida. 

Infine è prevista una fase di fotopolimerizzazione della lesione seguita dalla lucidatura della superficie trattata.

È importante che la resina non venga utilizzata in presenza di sostanze che inibiscono la polimerizzazione, in particolare i prodotti a base di eugenolo, come per esempio i cementi provvisori. 

Sono due le tipologie di applicazione. Un impiego è per il trattamento delle lesioni cariose interprossimali ed è inoltre in  grado di rispondere al problema delle white spot. La resina vestibolare è in grado di agire principalmente sulle aree interessate dal difetto di colore bianco o biancastro.

Conclusione

Le prerogative di applicazione del prodotto sono tali che il suo impiego non si limita solo ed esclusivamente alla gestione di quelle lesioni che derivano dall’inizio di un processo carioso vero e proprio, ma può trovare impiego anche all’interno di percorsi terapeutici predefiniti, come nel caso specifico di trattamenti ortodontici al termine dei quali, laddove vengono posizionati  bracket e bande, si potrebbe avere almeno marginalmente un inizio di alterazione dello smalto, che induce la comparsa di una white spot.

Si tratta di un’ottima alternativa a trattamenti estetici più invasivi ed è economicamente più accessibile al paziente.