La rinnovata attenzione che la società pone sulla bocca ha anche un impatto sulla professione dell’igienista dentale, poiché in molti casi ciò si traduce in una maggiore attenzione al proprio sorriso e, quindi, anche in una incrementata richiesta di trattamenti di sbiancamento.
Si tratta di protocolli ben consolidati e minimamente invasivi, che possono però produrre lievi e temporanei effetti collaterali.
Per tali ragioni è opportuno che l’igienista dentale si accerti preventivamente che le aspettative del paziente siano chiare e lo avvisi in modo opportuno in merito a questa eventualità.
AIDI ha realizzato, in collaborazione con Curasept, la Checklist per la soddisfazione dei pazienti: consultarla prima di effettuare un trattamento di sbiancamento aiuta a evitare possibili disagi e incomprensioni.
Come sappiamo, le procedure di sbiancamento possono essere di tipo sia ambulatoriale, utilizzando il perossido di idrogeno ad alte concentrazioni, sia domiciliare con più applicazioni (da 6 a 15 giorni), utilizzando il perossido di carbamide in concentrazioni variabili stabilite dal professionista (in funzione della struttura del dente, delle esigenze del paziente e della discromia). Tali trattamenti, però, possono indurre, seppur in modo temporaneo e reversibile, modificazioni dello smalto che generalmente si manifestano con un aumento transitorio della sensibilità dentinale.
A tal fine è utile fornire al paziente alcuni consigli alimentari e suggerire presidi specifici per ridurre al minimo la sintomatologia fastidiosa, quali l’utilizzo preventivo di prodotti per l’igiene orale domiciliare contenenti principi attivi desensibilizzanti e remineralizzanti, o l’applicazione a fine seduta di musse specifiche.