Dell’anamnesi contestuale, della privacy e delle premure

Ènoto come ogni procedura preventodontica, tra igienista e paziente, debba partire dalle classiche anamnesi remota e prossima. Queste, in primis, devono essere discusse dal dentista, in modo che le successive procedure operative proprie dell’igienista si possano interpretare come autentiche “ricette” che l’igienista applica su prescrizione del dentista. 

Anamnesi contestuale

A questo proposito, in ogni caso, è utile ricordare quanto ci insegna Ippocrate di Kos (460-377 A.C.) «È più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia che sapere che tipo di malattia abbia una persona». 

Ricordiamo, pertanto, come sia indispensabile integrare il concetto-base di anamnesi (dal greco anàmimnesco=ricordo) con la piena visione di quanto ci prescrive il nostro dettato deontologico: sto prestando cura a un malato e non a una malattia. È questa la ragione per cui riteniamo indispensabile affiancare alla prescrizione dell’anamnesi remota e di quella prossima anche la prescrizione dell’anamnesi contestuale. Questa integrazione è determinante, dato che, per contesto, intendiamo l’insieme delle caratteristiche che appartengono al complesso esistenziale dal paziente, quali il tipo di famiglia, di cultura, di economia, di attività lavorativa eccetera. L’anamnesi, in genere, inizia con il primo contatto che si ha con il paziente: solitamente con la prima chiamata telefonica. 

È anche importante realizzare in modo corretto la modalità di raccolta dei dati per l’anamnesi contestuale, per la quale non può esistere un formulario standard: è solo attraverso colloqui (apparentemente) informali e (sostanzialmente) confidenziali che si raccolgono i seguenti elementi: 

  1. lavoro (sede, distanza dallo studio);
  2. condizione economica attuale;
  3. figli (nomi, età, scuole, residenza, frequentazione);
  4. nipoti (nomi, età, scuole, residenza, frequentazione);
  5. amici comuni;
  6. hobby;
  7. animali domestici;
  8. villeggiature, case secondarie.

È ovvio che, parlando dell’anamnesi contestuale, questo problema imponga grande padronanza professionale. Quando parliamo di domande e risposte non possiamo immaginare che, facendo l’anamnesi contestuale, la procedura sia rigida, stereotipata e formale. Molte risposte ci vengono fornite dal paziente durante colloqui “leggeri”, magari fatti in sala d’attesa o prima di sedersi in sala operatoria. Si tratta pertanto di un profilo psico-comportamentale, strumento essenziale per memorizzare e consultare tutti i dati più importanti. Come
tali intendiamo quelli che, dal primo incontro con il paziente agli appuntamenti successivi (anche per decenni), servono a inquadrare la personalità del paziente
in senso olistico e a impostare ogni rapporto di cordializzazione. L’immagine viene poi computerizzata, in modo da essere consultata prima di vedere il paziente. Fondamentale è aggiornarla scrupolosamente a ogni incontro, in modo da non cadere, in incontri successivi, in ambiguità o in disdicevoli gaffes. Anche quando si telefona è sempre bene avere chiaro, nella memoria, o davanti agli occhi, il profilo contestuale del paziente, in modo da poter conversare basandosi su elementi personalizzati del rapporto comunicazionale, in maniera che possiamo definire “sotto traccia” o indiretta. Con l’aiuto del digitale questi dati si possono/devono richiamare immediatamente alla vista, dallo schermo, ogni volta che, per telefono o dal vivo, stiamo contattando un paziente. Per conoscere alcuni particolari, anche di grande importanza, dobbiamo imparare a ricavarli dal complesso di un dialogo, talora anche prolungato, e senza scandagli che potrebbero apparire sgradevoli al paziente. Riteniamo addirittura opportuno, talora, inserire nel dialogo la frase “la prego di comprendere che le chiedo questo non per curiosità, ma per sincera partecipazione al suo problema, che potrebbe influenzare lo svolgimento e l’esito della cura”. 

Un concetto molto importante, riguardo all’anamnesi contestuale, è quello di scrivere immediatamente i dati raccolti, in modo da non perderne alcuno. Altrettanto importante è l’accorgimento di aggiornarli a ogni occasione di incontro o di contatto, in modo che non si abbiano (settimane, mesi o anni dopo) a verificarsi errori, dato che, nel frattempo, il contesto esistenziale è mutato e non si abbia a commettere l’errore imperdonabile di non ricordarci il mutamento raccolto l’ultima volta. 

Il galateo telefonico suggerisce un comportamento che, a prima vista, potrebbe apparire superfluo. Si tratta di imparare a parlare sempre sorridendo, dato che il sorriso arriva comprensibile anche per l’interlocutore che ascolta. Parimenti non ci si deve sottrarre all’istinto di gesticolare, perché la nostra mimica è in grado di rinforzare le nostre argomentazioni fornite discorrendo. In sostanza è facile comprendere il vantaggio di un rapporto fortemente personalizzato, anzitutto, con i rapporti telefonici. È infatti da considerarsi scostante sentirsi rispondere al telefono da un centralino digitale, che ci fornisce una serie di numeri con i quali cercare di comunicare e di informarci su quanto ci interessa. Ecco, pertanto, perché siano assolutamente da evitare centralini analogici, spersonalizzati e scostanti, oltreché spesso, perditempo. Ripetiamo con forza come sia assolutamente da escludere che uno studio libero professionale utilizzi sistemi di digitazione progressiva per far procedere una comunicazione telefonica; questi sistemi del tutto impersonali sono (a malapena) tollerabili in Centri
o grosse cliniche ma impensabili per studi professionali privati. 

Riservatezza e premure

Altra cautela doverosa è quella relativa alla riservatezza. Può darsi, per esempio, che in sala di attesa siano presenti più persone, sia come accompagnatori sia come pazienti che attendono il loro turno presso l’igienista o, viceversa, verso il dentista. In questi casi è fondamentale che, per il rispetto della riservatezza, i pazienti non vengano mai chiamati per cognome, ma con il nome di battesimo, facendo presente che questa scelta viene fatta per il rispetto della privacy e non per malintesa confidenza. Altro particolare rilevante: un’ASO si premurerà sempre di avvertire, con dettagli, il perché di ritardi, sempre spiacevoli e disturbanti. Questa spiegazione verrà accompagnata da specifiche scusanti, facendo rilevare (come dev’essere!) che il ritardo è del tutto eccezionale e verrà il più possibile limitato. 

Spesso il paziente ha dubbi riguardo alla possibilità di avere chiarimenti su qualsiasi argomento, specie attinente a quanto è stato effettuato nell’ultimo appuntamento. In questi casi si garantirà al paziente la propria totale reperibilità, riservandogli personalmente il proprio numero di cellulare, appositamente scritto su un foglio di carta intestata. Gli stessi chiarimenti, anche se non richiesti esplicitamente, verranno citati al paziente ogni volta che, effettuando i richiami, si ricordino i dubbi o le carenze affrontate durante l’ultimo appuntamento.