L’importanza della “prima volta”

Senza dubbio ognuno di noi ricorda la prima volta dal dentista e dall’igienista dentale. La “prima volta” è un momento solenne, in cui vengono provate profonde emozioni, che non fanno dimenticare facilmente questa esperienza. Anzi, nella nostra esperienza di clinici, forse è stata proprio questa prima volta a gettare il seme della passione verso il mondo dell’odontoiatria.

Senza la necessità che tutti i nostri pazienti debbano sviluppare il medesimo interesse, la prima visita di igiene rimane comunque un momento importante. Quanto è più desiderata o temuta la visita, tanto più è carica di aspettativa o paura. È un po’ come dire: più si attende o si teme quel momento, più lo si ricorderà; perché si stanno già sperimentando emozioni nella fase antecedente l’appuntamento.  Vi ricordate un esame importante universitario? Una visita medica fondamentale? Il momento è tanto più ricordato quanto rappresenta un nuovo inizio, o possiede una preponderante connotazione emozionale. Quali sono le prime volte indimenticabili, che restano impresse per sempre nella testa o nel cuore delle persone? Per un italiano su 2 (52%) il primo amore rappresenta uno dei momenti più significativi della vita, insieme alla nascita del primo figlio (46%). Se questi eventi si legano inevitabilmente alle emozioni del cuore, al terzo posto si inserisce la prima vittoria (45%) dopo aver conquistato un obiettivo concreto. Il primo morso a un cibo desiderato o sconosciuto (41%) resta impresso nella mente, mentre il primo viaggio senza la famiglia (38%) è un altro elemento che segna la crescita. Questi i risultati di uno studio condotto su 4500 italiani tra 18 e 65 anni (1).

Tali eventi rimangono impressi perché hanno una forte valenza emotiva, che lascia un segno profondo nella nostra memoria. Come già sosteneva Pitagora, ripreso poi da Aristotele: “chi ben incomincia è a metà dell’opera”, ha tanti motivi per essere considerata una frase illuminata. Tuttavia, anche le prime esperienze negative possiedono un peso fondamentale, in quanto generatrici di preziosi insegnamenti. Il problema è quando l’evento faticoso viene vissuto la prima volta in ambito odontoiatrico, in quanto si caratterizza di una valenza sfavorevole, che costituisce matrice ostile all’apertura del paziente verso successive esperienze.
L’ aspettativa dei pazienti che hanno vissuto brutte esperienze dal dentista o dall’igienista dentale, li lascia scossi a tal punto da rifuggire le visite e disertare gli appuntamenti. Di fatto, è noto come tali situazioni siano foriere di problematiche come delusione verso il professionista, svalutazione e sfiducia verso la categoria, o peggio, dinamiche scatenanti l’odontofobia (2).
Tale criticità pone il clinico nella condizione critica di dover risignificare le precedenti esperienze in un’ottica migliorativa. Missione molto difficile, anche dal punto organizzativo e logistico, se si considera che si dovrebbe innanzitutto conoscere la delusione dei pazienti e l’intenzione di non ripresentarsi più in visita. Poi si dovrebbe riprendere contatto con loro, convincerli a presentarsi all’appuntamento successivo, affrontare il problema e riflettere su questo senza una necessità di intervento immediato, e solo in ultimo la possibilità di riaffrontare un trattamento. Trattasi di un mandato impossibile quando non si conosce il paziente e l’evento si è svolto presso un altro studio con diversi professionisti. Tutti quei momenti della vita in cui ci troviamo faccia a faccia con il “nuovo”, e che spesso segnano l’inizio di importanti fasi di cambiamento, sono situazioni in cui è possibile sperimentare emozioni tra loro contrastanti. Queste variano dall’entusiasmo alla paura, dalla curiosità all’incertezza e talvolta possono risultare complesse da gestire. Basti pensare alla prima volta dall’igienista di un piccolo paziente, il primo intervento chirurgico in bocca, la prima anestesia, il primo sbiancamento, il primo dentino perso, la prima volta in cui si indossa o rimuove dopo anni un apparecchio ortodontico.

In queste prime volte si celano aspettative, non solo del paziente stesso, ma spesso anche dei suoi familiari, che possono richiedere un confronto con vere proprie transizioni di ruolo, in cui ci è richiesto di prendersi cura della persona più cara che i genitori hanno al mondo, in una dinamica di fiducia tutta da costruire. Il tema della prima seduta è “una prima volta” che per molti può non arrivare mai: la riflessione si focalizza su come utilizzare il potenziale trasformativo insito nel primo incontro. Questo in diversi casi si rivela uno dei più importanti dell’intero percorso odontoiatrico di un paziente, in quanto sede della costruzione dell’engagement emotivo tra professionista e utente, alla cui base sta la creazione dell’alleanza terapeutica (2). Anche per noi igienisti dentali c’è stata una solenne prima volta: la prima volta in cui abbiamo inserito lo specchietto nella bocca di un paziente, la prima seduta di igiene orale completa che abbiamo condotto, la prima giornata di lavoro dopo la laurea, il primo errore, la prima delusione con il team o verso il titolare.

Pensate se in quel momento non ci fosse stato un compagno ad incoraggiarci, la famiglia a sostenerci, un insegnante a supportarci, un maestro ad insegnarci, un collega a guidarci, un titolare a comprenderci. Per ognuno di noi la prima volta è un evento importante dove spesso subentra la paura di non farcela o che succeda qualcosa per cui tutto vada storto. La differenza su come si può affrontare questo momento è costituita dall’esperienza che abbiamo vissuto nella vita e dalle reazioni che abbiamo avuto. Una serie di fallimenti può giocare un ruolo importante, così come le esperienze vissute da piccoli, in particolare lo stile educativo dei nostri genitori. Quanto più spesso ci si è sentiti dire “non ce la farai mai”, oppure “sono certo che ce la farai”, fa un enorme differenza nel futuro di una persona. L’aspetto positivo della vicenda e che ogni individuo continua ad apprendere, le neuroscienze dimostrano che la neuroplasticità ci permette di continuare ad imparare durante tutto l’arco della nostra vita (3). L’invito è quindi quello di fare ricorso alla propria autostima, non vivere la paura come un freno, uscire dalla solitudine per superare la crisi, cercare un atto di incoraggiamento all’esterno, al fine di permettere al paziente di vivere quella prima volta con la maggiore professionalità e il migliore atteggiamento possibile da parte nostra. Parimenti questi stessi strumenti sono quelli che nella relazione con il paziente dobbiamo fornirgli per affrontare il suo percorso terapeutico. 

Nella riuscita di questa missione bisogna condurre ogni seduta come fosse l’unica a disposizione, un’opportunità per centrare il più gran numero di obiettivi insieme al paziente. Lo sforzo nell’esercitare questa intenzione viene percepito dall’utente come una sincera e genuina attitudine a “fare del bene”, contenuto che sente di ricevere oltre alla mera professionalità. La prima visita rappresenta inoltre per l’igienista dentale il momento in cui rendersi conto se ciò di cui il paziente necessita è qualcosa che il professionista è capace di garantire. Tema importante nell’ottica di lavoro secondo un approccio deontologicamente corretto, etico e centrato sul paziente. L’intera esistenza è un continuo susseguirsi di prime volte e ognuna di esse reca con sé un tesoro nascosto: l’occasione di scoprire nuovi lati di se stessi e nuove modalità di entrare in relazione con gli altri.

Bibliografia

1. ADNKronos per Focus Online. “Salute Psicologia: dal bebé all’amore, top ten delle prime volte in cuore italiani”(2016).
2. Gangale M, Ghianda L. Comunicazione emozionale in odontoiatria. Milano: Quintessenza, 2020.
3. La prima volta. Psicologia contemporanea. Giunti: Firenze. N.279, Mag-Giu 2020