Infiammazione di basso grado in odontoiatria e rimedi naturali

Prima parte

Per anni il nemico numero uno della bocca sono stati i batteri, ma in generale lo sono stati per l’essere umano. Erano, e sono ancora in gran parte, i batteri che ci fanno ammalare, che ci infliggono molte patologie. In particolare i batteri erano il nemico numero uno della bocca; carie, gengivite e parodontite erano causate dai batteri e lo sono tuttora: nulla è cambiato, tranquillizzatevi. 

“Un piccolo inciso storico va fatto: così come per la lotta ai batteri, che è iniziata in un periodo storico bellicoso, oggigiorno i nemici batteri sembrano essere stati soppiantati in parte dai nemici virus e a poco sembra sia servito il balzo in avanti di questi ultimi anni sulla considerazione del microbioma. 

Lo studio della storia della medicina applicata al periodo storico politico potrebbe essere illuminante per capire anche le situazioni odierne” (6). 

Nel caso della carie i batteri sono la causa principale della distruzione del tessuto dentale. Altrettanto non si può dire nel caso di gengivite e parodontite, dove il fattore batterico è, nella maggior parte dei casi, la causa scatenante e quindi quella dove è rivolta la nostra attenzione. In realtà per quanto riguarda i tessuti molli il problema principale è causato dall’infiammazione e soprattutto dal protrarsi dello stato infiammatorio.

Dopo un insulto, l’infiammazione rappresenta la risposta biologicamente opportuna adottata dall’organismo per limitare il danno tissutale e per proteggersi nei confronti di ulteriori insulti (1).

Una lesione ai tessuti molli induce una risposta fisiologica non specifica atta ad attivare una cascata infiammatoria, cioè una serie di eventi pro-infiammatori. Il maggior danno tissutale può essere causato dall’edema e dall’ipossia tissutale, questa è la conseguenza della risposta vascolare infiammatoria acuta, chiamata fase vasocostrittiva. Dopo l’insulto e l’iniziale risposta infiammatoria, che avviene solitamente entro le prime 24-72 ore (infiammazione acuta o primaria), il processo dovrebbe virare verso la guarigione. 

La lesione è bonificata a opera dei macrofagi e inizia il processo ricostruttivo. I fibroblasti e i granulociti vengono richiamati per chemiotassi nel sito dai fattori di crescita e viene prodotto nuovo collagene per ricostruire il tessuto leso. Contemporaneamente una nuova rete di capillari inizia a costituirsi per assicurarsi che il tessuto di granulazione sia vascolarizzato bene. Il nuovo tessuto inizia a formarsi, mentre il tessuto di granulazione si riduce e inizia il processo di maturazione della cicatrice o eventualmente del nuovo tessuto (2).

Se l’insulto permane il processo di ricostruzione viene bloccato e la risposta infiammatoria rimane nella prima fase, cioè quella acuta o vasocostrittiva. Si entra quindi nella fase di infiammazione cronica (secondaria), dove coesistono l’infiammazione attiva, la distruzione tissutale e i tentativi di riparazione. L’infiammazione cronica, cioè che può permanere per mesi, attiva la distruzione tissutale e i tentativi di riparazione procedono simultaneamente a quelli distruttivi. Questo tipo di infiammazione si instaura nel caso di: infezioni persistenti, esposizione prolungata ad agenti esogeni ed endogeni potenzialmente tossici, autoimmunità (3).

Oltre a questo, che non è altro che ciò che si studia all’università, i ricercatori stanno maggiormente valutando un altro tipo di infiammazione. L’infiammazione di basso grado o più comunemente chiamata Low Grade Inflammation. Questo tipo di infiammazione è un fattore cruciale per varie patologie legate all’età e processi naturali nell’invecchiamento dei tessuti, compreso il sistema nervoso. 

L’infiammazione sistemica è caratterizzata da alti livelli circolanti di citochine infiammatorie e da un aumento dell’infiltrazione dei macrofagi nei tessuti periferici

Negli ultimi due decenni sono stati fatti molti sforzi per comprendere i meccanismi dell’inflammaging in modelli di malattie come il diabete di tipo II, le malattie cardiovascolari, il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e altri (4). La low grade inflammation è, come tutte le infiammazioni, indotta da agenti, come abbiamo indicato più sopra. Nei pazienti tabagisti, per esempio, possiamo riscontrare questo grado di infiammazione con conseguenze ben descritte nello studio di Heikkinen, in cui si afferma che Il fumo induce una infiammazione sistemica di basso grado, che indebolisce le risposte immunitarie difensive nella mucosa orale, nella gengiva, nel liquido crevicolare gengivale e nella saliva (5).

Conseguentemente possiamo dire che abbiamo sempre a che fare con questo tipo di problema, ma non solamente nei fumatori, ai quali si aggiungono anche i pazienti affetti da sindrome metabolica.

L’infiammazione sistemica è caratterizzata da alti livelli circolanti di citochine infiammatorie e da un aumento dell’infiltrazione dei macrofagi nei tessuti periferici. Questo stato infiammatorio non comporta danni o perdita di funzione del tessuto infiltrato, poiché questa è una caratteristica distintiva dell’infiammazione sistemica di basso grado. Il termine “meta-infiammazione” è stato utilizzato anche per riferirsi all’infiammazione sistemica di basso grado a causa della sua forte relazione con lo sviluppo di malattie cardiometaboliche nell’obesità. Recentemente sono state pubblicate evidenze cliniche e sperimentali, tratte da una revisione, riguardanti il ruolo dell’infiammazione del tessuto adiposo come mediatore chiave dell’infiammazione sistemica di basso grado (6). Anche i meccanismi patogeni attraverso i quali agisce l’infiammazione sistemica di basso grado contribuiscono a sviluppare insulino-resistenza, dislipidemia, aterogenesi, diabete di tipo 2 e ipertensione negli individui obesi (6), creando così un circolo vizioso e una infiammazione costante autoalimentata.

Tutte le situazioni sopra citate sono riscontrabili in campo odontoiatrico.

Possiamo quindi dire che ogni giorno, nella nostra pratica clinica, abbiamo a che fare con l’infiammazione di baso grado. Possiamo anche dedurre che i pazienti affetti da questo tipo di infiammazione possano avere una tardiva risoluzione delle patologie orali durante le terapie e una cronicizzazione delle stesse più marcata rispetto a pazienti non rientranti negli esempi sopracitati.

Abbassare un’infiammazione cronicizzata e localizzata in uno specifico distretto potrebbe richiedere la somministrazione di farmaci antinfiammatori per un lungo periodo, con tutte le conseguenze negative che questi presidi determinano 

Abbassare un’infiammazione cronicizzata e localizzata in uno specifico distretto potrebbe richiedere la somministrazione di farmaci antinfiammatori per un lungo periodo, con tutte le conseguenze negative che questi presidi determinano. 

Nella revisione di Preshaw (7), tanto per citarne una, si afferma che la terapia di modulazione dell’ospite si riferisce a un concetto di trattamento in cui le terapie farmacologiche vengono utilizzate in aggiunta al trattamento parodontale convenzionale per migliorare gli aspetti distruttivi della risposta infiammatoria dell’ospite. Questa strategia non è nuova nel trattamento della parodontite: a questo proposito, in precedenza, sono stati studiati farmaci antinfiammatori non steroidei, che hanno evidenziato riduzioni del riassorbimento osseo alveolare. Quando questi farmaci vengono utilizzati per periodi di tempo prolungati si può però incappare nei loro principali effetti collaterali. Quindi, il rischio di effetti indesiderati significativi preclude l’uso di farmaci antinfiammatori non selettivi non steroidei e inibitori selettivi della cicloossigenasi-2 come trattamenti aggiuntivi per la parodontite (7). Da questa analisi si evince chiaramente che non è salutare somministrare antinfiammatori classici per le problematiche parodontali che necessitano di periodi lunghi di terapia. Un lungo tempo di assunzione di FANS o antinfiammatori steroidei è quindi contrindicato anche se si tratta di infiammazione cronica, o meglio, appunto perché si tratta di infiammazione cronica.

Selezionare altri tipi di antinfiammatori esenti da controindicazioni potrebbe essere la via corretta per adiuvare la terapia causale.

Si potrebbe quindi introdurre una terapia salutogenica avvalendosi di fitoterapici il cui fitocomplesso annoveri tra i propri effetti principalmente quello antinfiammatorio.

Il corollario di piante che tra gli effetti esplica quello antinfiammatorio è veramente vasto. Si potrà quindi scegliere, non solo tra le varie droghe ma anche tra le preparazioni galeniche più indicate e che maggiormente contengano le molecole con il principio attivo antinfiammatorio.

Oppure avvalersi della terapia immuno-enzimatica o terapia enzimatica sistemica già testata con successo in odontoiatria e citata da alcuni articoli (8, 9).

Pertanto nella seconda parte di questo contributo verranno illustrati alcuni dei rimedi naturali disponibili per contrastare l’infiammazione.

Bibliografia

1

Hertel J. The role of nonsteroidal anti-inflammatory drugs in the treatment of acute soft tissue injuries. J Athletic Training 1997: 32(4):350-358.

2

Masullo C. Arnica compositum Heel, terapia dell’infiammazione acuta e cronica secondo la Low Dose Medicine. Nuova Ipsa Editore: Palermo; 2012. p.  10.

3

Robbins SL. Pathologic basis of disease. 6th Ed. WB Saunders Co: Philadelphia, USA; 1999. P. 90-91.

4

Watson N, Ding B, Zhu X,  Frisina RD. Chronic inflammation – inflammaging – in the ageing cochlea: A novel target for future presbycusis therapy. Ageing Res Rev 2017 Nov;40:142-148.

5

Heikkinen AM, Meurman JH, Sorsa T. Tobacco, snuff and oral health]. Duodecim 2015;131(21):1975-80.

6

León-Pedroza JI, González-Tapia LA, del Olmo-Gil E, Castellanos-Rodríguez D, Escobedo G,        González-Chávez A. Low-grade systemic inflammation and the development of metabolic diseases: from the molecular evidence to the clinical practice. Cir Cir 2015 Nov-Dec;83(6):543-51. 

7

Preshaw PM. Host modulation therapy with anti-inflammatory agents. Periodontol 2000   2018 Feb;76(1):131-149. 

8

Vaime V. Wobenzym Vital: un rimedio efficace nel trattamento dell’infiammazione post intervento. Il Dentista Moderno 2011 apr; 29(4): 116.

9

Sarri S, Bellocchio G, Scaringi R. Trattamento con terapia enzimatica sistemica: caso clinico. AIRO https://www.ricercaorale.it/2018/02/05/trattamento-con-terapia-enzimatica-sistemica-caso-clinicotrattamento-con-terapia-enzimatica-sistemica-caso-clinico/