Intervista a Mario Giannoni

Urge un sistema di reclutamento universitario per gli igienisti dentali così da renderli, anche formalmente, protagonisti della preparazione dei nostri studenti

Uno degli obiettivi che la Commissione persegue è l’armonizzazione dei CFU e, in buona sostanza, degli standard formativi a livello nazionale dei corsi di laurea in igiene dentale: ci vuole spiegare quanto è importante questa attività?

L’armonizzazione del piano di studi nelle varie sedi è fondamentale per conseguire un progetto di formazione il più possibile sovrapponibile nel territorio nazionale. Tale obiettivo ha anche lo scopo di facilitare i trasferimenti dello studente da una sede all’altra e le conseguenti pratiche di riconoscimento delle carriere pregresse.

Il tirocinio pratico è uno dei fiori all’occhiello della formazione universitaria italiana per gli igienisti dentali, ma quali sono le implicazioni pratiche per un presidente del corso di Laurea?

Le implicazioni pratiche inerenti il tirocinio sono assolutamente condivisibili tra il presidente e il direttore delle attività didattiche professionalizzanti (DADP), poiché quest’ultimo risulta essere il vero protagonista dell’ideazione, della progettazione, dello svolgimento e della verifica del tirocinio presso tutti i CdS delle Professioni Sanitarie, mentre il presidente si limita ad agevolarne la realizzazione. Questo proprio perché nei nostri corsi il tirocinio agli allievi igienisti viene svolto da igienisti, selezionati, motivati, istruiti e disponibili a trasferire le loro competenze ai più giovani. Ciò che non va negli atenei riguardo al tirocinio è certamente la mancanza di una vera e propria regolamentazione del rapporto tra tutor, assistenti di tirocinio e amministrazioni, poiché a tutt’oggi tali rapporti, anche se formalizzati, quasi sempre non prevedono compensi e gratificazioni in denaro, dimenticando che lo svolgimento del tirocinio è il fondamento della formazione. A tale proposito urge un sistema di reclutamento universitario per gli igienisti dentali così da renderli, anche formalmente, protagonisti della preparazione dei nostri studenti. Infatti, a tutt’oggi l’accesso degli igienisti ai diversi livelli di docenza avviene attraverso il SSD MED 50, che accoglie numerose specialistiche della medicina, con delle mediane di riferimento assolutamente troppo elevate per una professione sanitaria che non ha accesso alla ricerca di tale livello, non disponendo neppure di riviste all’altezza. Di qui la necessità di rivedere i SSD, revisione peraltro in atto da parte del CUN e di individuare uno o più settori, esclusivi per le professioni sanitarie, dove possano collocarsi con successo anche gli igienisti, al pari delle altre professioni con caratteristiche prettamente tecnico-pratiche.

Mi piacerebbe che molti più igienisti di quelli che lo stanno già facendo, si dedicassero alla ricerca, così da approfondire con dati scientifici le motivazioni dei loro atti clinici e intraprendendo così una crescita culturale senza precedenti.

In questi anni la commissione ha svolto un lavoro importante sia per gli studenti sia, in definitiva, per la professione: quali obiettivi si prefigge di raggiungere in questo mandato?

Qui non si parla più di obiettivi, poiché in questi anni ne sono stati raggiunti tanti, primo fra tutti la collocazione di un igienista nel ruolo di DADP in tutte le sedi, oltre ai contenuti del tirocinio, congressi, premi etc., ma si parla piuttosto della realizzazione di progetti che da tanti anni, ogni giorno e notte, abbiamo nella mente e in particolare l’ingresso dell’igienista nella struttura pubblica, poiché senza questo passaggio non si potrà mai parlare di Odontoiatria di Comunità e a farne le spese sarà sempre il nostro paziente utente, che dovrà continuare a pagarsi ogni prestazione odontoiatrica, comprese quelle di base e quelle cosiddette “salvavita”, che contribuiscono a mantenere la salute orale e quindi la salute di tutto l’organismo, impedendo l’aggravarsi di patologie croniche già esistenti (es. diabete, ipertensione) o la riaccensione di episodi acuti (artrite reumatoide etc.). L’altro obiettivo da conseguire è quello già accennato in precedenza, l’ingresso degli igienisti nelle università. Mi piacerebbe che molti più igienisti di quelli che lo stanno già facendo, si dedicassero alla ricerca, così da approfondire con dati scientifici le motivazioni dei loro atti clinici, intraprendendo così una crescita culturale senza precedenti. L’ultimo più che un obiettivo risuona come un auspicio: la speranza che lascino lavorare in pace gli igienisti, nelle strutture pubbliche e private, senza paventare, di tanto in tanto, ma sempre troppo spesso, il ricorso alla Legge, che al contrario viene da sempre tenuta nella massima considerazione dagli igienisti e da chi li coordina, tutti assolutamente interessati a lavorare bene per la salute del cittadino, con proprie specifiche competenze e pari dignità di altre professioni, senza mai incorrere nei reati.

Qual è il suo augurio per i nuovi laureati in igiene dentale?

Che siano disposti ad apprendere sempre meglio ciò che gli viene insegnato nelle università e che si rendano protagonisti del loro futuro da subito, approfondendo ognuno per proprio conto, ciò che un sano desiderio di imparare spinge a fare quotidianamente. E’ superfluo l’augurio di trovare un posto di lavoro poiché i bravi igienisti saranno contesi nel mondo del lavoro da coloro che per tanti anni hanno ignorato le loro competenze e le loro capacità, illudendosi di poter operare con successo anche in ambiti, quali la prevenzione delle patologie orali, quasi mai presi in considerazione e sempre sottovalutati.