Il senso di colpa si riferisce al sentimento di inadeguatezza circa il comportamento avuto in una determinata circostanza; ovvero il soggetto si sente responsabile di conseguenze negative accadute, a causa di un comportamento che se non fosse stato compiuto avrebbe dato esiti diversi.

La vergogna, invece, corrisponde a quel turbamento avvertito dal soggetto che presume di ricevere, o effettivamente riceve, una disapprovazione del suo stato o di una sua condotta da parte degli altri. Sono quindi due emozioni complesse del tutto diverse: il senso di colpa è autodiretto, autoriferito, maturato dall’interno e non va confuso con la vergogna che, invece, è di tipo sociale.

I due sentimenti sono tipici di personalità ansiose e insicure, in cui la persona si sente “in difetto” per aver compiuto un’azione che poteva essere svolta meglio, o in un modo diverso, o proprio non compiuta; oppure non si sente degno per il suo modo di essere o agire.

Si riscontrano più frequentemente nel genere femminile, ma ciò non significa che i maschi non le sperimentino, piuttosto sono proprio le donne a mostrare maggiore disponibilità a parlare delle proprie emozioni. Esse si manifestano in modo diverso a seconda della personalità individuale e in relazione alle diverse situazioni colpevolizzanti o socialmente imbarazzanti.

Come tutte le emozioni hanno carattere adattativo, ovvero sono funzionali per la sopravvivenza dell’individuo, pertanto hanno lo scopo di attivare nel soggetto le risorse interne per rispondere a una situazione di disagio che le ha fatte insorgere. Tuttavia, nonostante abbiano caratteristiche positive, molto spesso si rivelano faticose da sostenere, specie se vengono provate in modo ricorrente e con forte intensità.

La comunicazione emozionale

Nell’ambito del colloquio motivazionale le emozioni sono fondamentali per fare leva sull’innesco di comportamenti funzionali, allo scopo di mettere in moto le azioni del paziente, verso un obiettivo-meta. In questo senso l’igienista dentale all’interno del percorso di cura, con il suo ruolo guida, utilizza la comunicazione emozionale per innescare, mantenere e dirigere il comportamento dell’utente.

Pertanto le emozioni costituiscono normalmente strumenti utili per il lavoro motivazionale, ma se queste sono troppo pervasive e pesanti da sopportare, si rischia non solo di non motivare il paziente, ma anche purtroppo di generarne la chiusura.

Dire alla mamma di un bambino: «Signora, suo figlio ha diverse carie: cosa gli dà da mangiare? Deve stimolarlo a lavarsi i denti!… è pieno di placca! Non si è accorta che aveva queste lesioni? Sono abbastanza evidenti!» non è un intervento comunicativo ideale per costruire l’alleanza terapeutica. Infatti, i contenuti sottolineati non solo esprimono dei giudizi verso la condotta della madre, ma il senso di vergogna sarebbe suscitato proprio a opera del professionista, il quale, invece, dovrebbe sostenere la relazione di aiuto; inoltre, non indaga per nulla le ragioni per le quali la situazione possa essersi sviluppata, ma inferisce direttamente che la madre sia la causa del malessere del figlio.

Un intervento migliore potrebbe essere: «Signora, suo figlio ha diverse carie, sarebbe utile valutare come e quanto lava i denti e come viene gestita la sua dieta. Entrambi sono fattori fondamentali per mantenere la salute del cavo orale. Mi piacerebbe che compilasse questa valutazione dietetica al fine di intercettare eventuali elementi di rischio, così potremo attuare le corrette modifiche».

Potrebbe essere che, a seguito di questo secondo intervento, nella madre emerga un sentimento di colpa per il contenuto “suo figlio ha diverse carie”, ma la responsabilità di tale circostanza non è più attribuita a lei come nell’esempio precedente. Piuttosto il professionista esprime dati di realtà e informazione, con l’obiettivo di costruire un percorso di cura funzionale e proattivo, coinvolgendo il genitore.

L’abilità comunicativa efficace dell’igienista dentale deve essere quindi quella di “dosare” il contributo delle emozioni per raggiungere risultati utili nel percorso terapeutico. Una inadeguata gestione delle emozioni è foriera di incomprensioni e rischia di far sentire il paziente giudicato: specialmente in soggetti con scarsa autostima e autoefficacia, si rischia ancor più di imbrigliarli nel pesante senso di insicurezza e incapacità, rafforzando in loro l’idea di non essere all’altezza, con l’esito di paralizzarli nel comportamento.

Come asserisce la professoressa Bonino, professore onorario di psicologia dello sviluppo all’Università di Torino, “Vergogna e senso di colpa, peraltro spesso sovrapposti, si differenziano soprattutto per la diversa focalizzazione dell’attenzione. Nella colpa questa è posta su ciò che è o non è stato fatto, mentre nella vergogna la valutazione negativa riguarda prevalentemente il Sé e il giudizio altrui su di sé. Di conseguenza, la vergogna induce all’autosvalutazione, al nascondersi agli altri, a rimuginare, all’immobilismo; la colpa, invece, apre maggiormente comportamenti costruttivi riparativi e prosociali”.

Il concetto di salute espresso dall’OMS è “un completo stato di benessere fisico, psichico e sociale non solo l’assenza di malattia”: in forza a tale assunto l’igienista dentale deve farsi carico dell’impatto che la comunicazione e la gestione delle emozioni hanno verso gli utenti. La comunicazione emozionale, se correttamente utilizzata e non manipolatoria, potenzia la relazione di fiducia e l’alleanza terapeutica.

Bibliografia

  1. Gangale M, Ghianda L. Comunicazione emozionale in odontoiatria. Quintessenza: Milano; 2020.
  2. Milanese R. L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Ponte alle Grazie: Milano; 2020.
  3. Nardone G. Emozioni. Istruzioni per l’uso. Ponte alle Grazie: Milano; 2019.
  4. Bonino S. La relazione tra figli e genitori: sviluppo e situazioni critiche. Psicologia Contemporanea 2021 mar-apr; 284:36-41.